Nel momento più difficile degli ultimi tre anni, nella serata più importante di questa Champions League, l’Inter poteva solo rialzarsi, o affondare. Ha scelto la prima. Ha ritrovato la vittoria, 1-0 contro il Barcellona, gol pesantissimo di Calhanoglu in quello che era un vero e proprio spareggio per gli ottavi. Non si può dire che abbia ritrovato anche se stessa, perché la prestazione è stata brutta, a lungo intimorita, nel finale proprio catenacciara. Però almeno la concentrazione, la voglia di soffrire di squadra che pareva smarrita. E in fondo anche un pizzico di fortuna, perché la ruota era girata spesso storta di recente e invece stavolta gli episodi, e pure il Var, hanno premiato i nerazzurri.

Con il Bayern Monaco già virtualmente qualificato (oggi altra goleada contro il Viktoria Plzen), in casa e con all’orizzonte il ritorno al Camp Nou, l’Inter poteva solo vincere per tenere in piedi i sogni di qualificazione nel girone della morte. Ci è riuscita, e questo è quello che conta. Importa meno come lo ha fatto, contro un Barcellona spento e costantemente sotto ritmo, senza un vero piano di gioco se non quello di chiudere il più possibile gli spazi e poi sperare in qualcosa là davanti.

Per Inzaghi, che secondo molti stasera si giocava addirittura la panchina, è una boccata d’ossigeno. In fondo, per una volta hanno vinto anche le sue scelte, così impopolari di recente. Calhanoglu schierato regista, leader in mezzo al campo e pure match winner. De Vrij rivitalizzato, capace di annullare Lewandowski dopo una serie di prestazioni imbarazzanti. Lo stesso Onana, un brivido per ogni uscita, graziato dal Var sul classico paperone (annullato il gol di Pedri, per un fallo di mano fortuito di Ansu Fati), ha chiuso imbattuto, e con all’attivo una bella parata.

Non che il risultato cancelli come una bacchetta magica tutti i problemi di questa squadra. L’Inter ha giocata un’altra partita tremebonda. Soprattutto in avvio, dove ha replicato la stessa partenza inadeguata vista contro il Bayern al debutto: tutti schiacciati all’indietro, i nerazzurri aspettano, si rifugiano in passaggi scolastici e ogni volta che arrischiano una giocata la sbagliano. Della manovra costruita da Conte, del bel gioco ricamato dallo stesso Inzaghi non sembra esserci più traccia.

Questo Barcellona di Xavi però non è il Bayern: lo si capisce dopo una ventina di minuti, quando la retroguardia spagnola va in tilt su un semplice lancio lungo e Eric Garcia colpisce platealmente la palla con la mano in aerea. Non è rigore solo perché la tecnologia dimostra un fuorigioco davvero millimetrico di Lautaro Martinez. Resta il mistero di perché l’arbitro Vincic sia andato a consultare il Var (avrebbe dovuto pensare a tutto il fuorigioco semiautomatico). Ma comunque è un segnale. Il Barca si tiene il suo possesso palla e ci fa poco, l’Inter pian piano riprende coraggio e un po’ di campo. Così quando il primo tempo, bruttissimo, pare ormai scivolato via senza emozioni, arriva il vantaggio nerazzurro e non è nemmeno troppo casuale: l’azione parte da un cambio di gioco panoramico di Dimarco e porta la palla al limite dell’area sulla mattonella preferita di Calhanoglu. Destro all’angolino, boato di San Siro.

Dopo l’intervallo si riparte con lo stesso copione dell’inizio, ma il punteggio è diverso: il Barcellona è un po’ più aggressivo, l’Inter ancora più attendista. Gli spagnoli però non riescono a cambiare ritmo: ci mettono un’ora per costruirsi la prima vera occasione, con Dembele liberato sul lato corto dell’area di rigore e murato da Onana. C’è il gol annullato a Pedri, ma poi poco altro fino alla fine. L’Inter continua ad abbassarsi, rinuncia completamente a cercare il raddoppio, quando invece l’impressione è che basterebbe poco per far male agli spagnoli. Però al netto di tanta pressione, non rischia mai veramente. Fino alla fine, quando a tempo scaduto il Barca reclama un rigore per un colpo di mano di Dumfries che sembra solare: l’immagine che chiarisce del tutto l’episodio non c’è, incredibilmente l’arbitro non va nemmeno a vederlo al Var. L’Inter ringrazia, vince, respira. La crisi però non è ancora passata. E questa era solo l’andata dello spareggio Champions: il ritorno si gioca al Camp Nou fra una settimana.

Twitter: @lVendemiale

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