Sono oltre 6 mila i bambini, minori di 14 anni, che tra il 2011 e il 2020 hanno perso la vita sulle strade dell’Unione Europea a causa di incidenti stradali. Di questi, le vittime italiane sono ben 476: numeri impietosi, nonostante indichino anche che, in quel decennio, il fenomeno abbia subito una regressione del 46% rispetto al periodo precedente. Nella UE, comunque, il 6,5% delle morti in età infantile è causata da incidenti stradali e, dopo il primo anno di età, 1 bambino su 15 resta vittima di un sinistro.

A diffondere questi dati è l’ETSC, ovvero il Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti, attraverso il report “Ridurre le morti di bambini sulle strade europee”, pubblicato nell’ambito del programma “Road Safety Performance Index”.

Secondo il report, si è assistito a una frenata del fenomeno soprattutto all’inizio del decennio, durante la recessione economica conseguenza della crisi del 2008, ma anche alla fine del decennio, per via delle restrizioni alla circolazione durante la pandemia di Covid 19: un periodo in cui, oltretutto, i bambini non sono andati fisicamente a scuola ma hanno seguito la didattica a distanza.

Tra le raccomandazioni che il Consiglio Europeo per la Sicurezza ha diffuso a ogni paese membro della comunità, c’è anche la richiesta di rendere ciclabili e percorsi pedonali più sicuri, in particolare quelli necessari a raggiungere le scuole, sostenendo inoltre che le strade intorno alle strutture scolastiche dovrebbero avere un limite di velocità di 30 km/h.

Quanto nello specifico ai dati italiani, nel 2021 sono stati 28 i bambini vittime di incidenti stradali e, rispetto ai dati del 2019, è aumentata la mortalità della fascia di età 5-14 anni. Una situazione preoccupante, quella nazionale, e nel resto d’Europa non sembra essere migliore: la media europea, infatti, riporta che ogni tre anni sono 9 i bambini su milione di abitanti a perdere la vita sulle strade, 6 su milione di abitanti quelli registrati sulle nostre strade.

In tutto questo l’ETSC ricorda che l’Italia è tra i 16 paesi che permettono di guidare ciclomotori a partire dai 14 anni, nonostante la raccomandazione dell’UE suggerisca di rilasciare patenti solo dai 16 in su, e i dati danno ragione all’Europa purtroppo: il 20% delle vittime quattordicenni su strada si trovano su ciclomotori, e si tratta di vittime soprattutto di genere maschile.

“Molti dei progressi in sicurezza degli ultimi anni – commenta Antonio Avenoso, Direttore Esecutivo ETSC – sono stati raggiunti grazie ad automobili più sicure. Tenere al sicuro i bambini rinchiudendoli in gabbie di metallo, però, è una ‘vittoria di Pirro’. Se vogliamo che bambini sani e attivi diventino adulti sani e attivi, dobbiamo cambiare modo di ragionare”.

“Per rendere le città sicure per i bambini – insiste Avenoso – bastano cose semplici, come velocità più basse e strade scolastiche. Se, però, vogliamo davvero ridurre le centinaia di tragiche morti di bambini che si verificano ogni anno, dobbiamo riprogettare i nostri spazi urbani, per tenere separati i bambini dai veicoli veloci, e creare degli spazi nei quali i piccoli possano giocare e muoversi in sicurezza”.

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