Una multa di 79 milioni di euro per non aver messo in regola i rider. È la cifra che dovrà pagare Glovo in Spagna: secondo il ministero del lavoro di Madrid, la società di consegne è responsabile di non aver adattato i contratti di oltre 10.600 fattorini alla “legge rider”.

La normativa prevede che i lavorati delle società di delivery siano inquadrati come dipendenti, non come autonomi come invece sono rimasti per Glovo nelle aree di Barcellona e Valencia. Lo rende noto la radio spagnola radio Cadena Ser. “Siamo di fronte a dei falsi autonomi”, argomenta la ministra del lavoro di Madrid, Yolanda Díaz.

La titolare del dicastero ha aggiunto che “questa azienda sta facendo ostruzione nei confronti degli ispettori del lavoro ed è molto grave in uno Stato sociale, democratico e di diritto, in cui le aziende devono rispettare la legge”. Anche per questo, conclude, “il peso della legge ricadrà su questa azienda”.

Non è la prima volta che in un paese dell’Unione Europea viene intimato a Glovo di riconoscere come dipendenti i propri lavoratori. Sempre in Spagna, nel 2019 quando ancora mancava una regolamentazione univoca del rapporto di lavoro, i rider hanno vinto un’importante causa. Il tribunale di Madrid aveva sentenziato che il rapporto che lega le multinazionali ai fattorini ha natura subordinata. In Italia, una sentenza aveva obbligato la società di consegne ad “assumere il suo rider come dipendente, a tempo pieno e indeterminato”.

Anche la Commissione Europea ha approvato alcune linee guida per garantire maggiori tutele e diritti ai lavoratori della gig economy. Aziende come Glovo, secondo la decisione dell’esecutivo dell’Unione, devono quindi trattare i rider come dipendenti, riconoscendo loro ferie, malattia e congedi parentali. Si calcola che in Europa ci siano oltre 28 milioni di persone che lavorano per le piattaforme digitali come Glovo.

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