di Pietro Francesco Maria de Sarlo

Platone diceva che i venditori di favole governano il mondo. Ma in queste elezioni dove sono finite? Eppure ricordo che non c’era elezione senza che qualcuno ci vendesse una favola a lieto fine. Dopo la guerra la ricostruzione, poi il welfare per tutti accompagnato da una Seicento a rate e due camere e cucina in periferia, la giustizia sociale, la Milano da bere e tutti in camicia bianca con una Marinella al collo perché i nostri figli nel mentre si erano laureati in Bocconi ed erano diventati come gli yuppies americani. E non è tutto: la fratellanza tra i popoli europei, il crollo del Muro e un futuro di prosperità e pace, l’Erasmus e una moneta unica con cui poter girare senza passaporto ovunque in Europa. E qualche favola è diventata realtà.

Nella seconda Repubblica ci hanno venduto i sogni. Un milione di posti di lavoro e una ricchezza a portata di mano per tutti con un Paese pieno di infrastrutture. Questa volta il sogno è rimasto tale. Oggi vendono incubi! È mai possibile che il sogno europeo si sia trasformato nella necessità di trovare, all’interno di quella che si pretende debba essere una comunità politica, alleati forti (Germania e Francia), come ci ha detto Mario Draghi? Un poco come se accompagnando i nostri figli a scuola dicessimo: “senti a me, fatti amici quelli più forti che ti possono proteggere, entra in una gang, lascia perdere chi può avere bisogno di te e i più deboli”.

È mai possibile che il sogno di queste elezioni sia Draghi con questo lascito morale? Quello che, non a caso ma per la sua “anima”, da capo della Bce massacrò la Grecia negandole anche la protezione del quantitative easing? È questo caro compagno Letta che insegni ai suoi figli: alleati con i bulli e non difendere i deboli, cercati una protezione invece di imparare a difendere i tuoi diritti? E a cosa serve la protezione tedesca e francese di fronte agli egoismi energetici? Invece di questi “spiegoni” sarebbe utile una idea, anche minima, su come uscire dalle bollette mostruose?

E dove è finito il sogno europeo quando alla solidarietà con l’Ucraina non corrisponde una solidarietà tra gli stati membri, per condividere in modo equo il peso delle contro sanzioni di Putin, anzi quando alcuni stati, come l’Olanda, fanno anche affari sulle disgrazie altrui? Dove è finito il sogno di una Italia non più “serva di dolore ostello” che continua e essere “non donna di province, ma bordello!” e siamo ancora “nave sanza nocchiere in gran tempesta” perché il nostro nocchiero è come Liborio Romano che più che a re Francesco rispondeva ai piemontesi, che apprezzavano.

Eppure dovevamo aspettarcelo dal discorso di insediamento bis di Mattarella quando disse: “Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico.” Tutta la campagna elettorale si basa sul vincolo esterno, che si sostanzia nel fatto che poi se ad andare a votare saranno in pochi poco importa perché tanto le vie sono obbligate. Una campagna elettorale priva di sogni. Persino quello della “coattitudine al potere”, che ancor prima di arrivarci si acconcia all’obbedienza e “li stornelli non canta più” rendendo persino inutile votarla per protesta.

Rimangono però gli incubi più cupi. Una autonomia differenziata che distrugge ogni residuo sentimento di unica comunità in questo Paese, una Europa preda degli egoismi nazionali, se non quando è con le spalle al muro, ma mai generosa e sempre matrigna che impone ricette, che non funzionano, ai deboli. Sì perché, diciamoci la verità, se siamo in queste condizioni è anche perché siamo stati obbedienti nell’attuare una ottusa austerità imposta da Draghi e dai suoi amici tedeschi. È una Europa che si può temere e, come suggerisce Draghi, forse sono meglio le briciole di amici potenti invece della solidarietà con i deboli ma è una Europa che non si può amare.

Mancano pochi giorni alle elezioni, vi prego mentite ma almeno fateci sognare e diteci che andrà tutto bene.

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