di Mario Raimondi

Da sempre noto che in campagna elettorale tutti i partiti in lizza si sperticano a promettere una serrata ed efficace lotta all’evasione fiscale. Altrettanto da sempre i medesimi partiti, passata la tornata elettorale, si dimenticano di quanto promesso. Tuttavia non ho mai visto, nemmeno nei programmi delle compagini che ora si stanno affrontando, un impegno preciso a combattere gli enormi sprechi che si verificano nella pubblica amministrazione.

Cito da un articolo del 12 aprile scorso sul sito Starting Finance Club – Bocconi: “Ogni anno la pubblica amministrazione italiana brucia 200 miliardi di euro. È una cifra… quasi il doppio dell’evasione fiscale… (secondo) l’Ufficio studi della Cgia di Venezia Mestre…” Si intenda bene: l’evasione non può essere vissuta come un alibi perché ci sono gli sprechi, anzi.

Un efficace contrasto all’evasione e all’elusione fiscale sono il minimo sindacale su cui un partito che chiede i nostri voti possa impegnarsi. Non solo nei confronti di piccoli contribuenti quali bar, parrucchieri o idraulici ma, e soprattutto in termini di gettito potenziale, verso le grandi imprese e multinazionali che dimostrano un’abilità sopraffina nell’eludere e/o evadere il fisco. Sul Fatto Quotidiano del 22/11/2020 Mauro Del Corno scriveva: “(ogni anno) le multinazionali sottraggono al fisco italiano 7,4 miliardi di euro, individui che non dichiarano asset o spostano altrove i loro redditi altri 2,5 miliardi di euro”.

Sono convinto che una forza politica, o una coalizione, che vuole essere credibile dovrebbe mettere avanti un piano circostanziato per intervenire sul “combinato disposto” di lotta all’evasione e agli sprechi, contenente metodi pratici e realistici, di voli pindarici e fantasiose intenzioni già ne abbiamo ascoltati a dismisura. Ad oggi non ho notato nulla, in merito, spulciando i programmi delle coalizioni di Destra, Centro e circa-Sinistra che si stanno scann… (pardon) fronteggiando.

Penso, nel mio piccolo di uomo comune, che soltanto eliminando gli sprechi e recuperando l’evasione, per quanto possibile, si potrebbe rendere realmente plausibile un abbassamento del famigerato “cuneo fiscale”. Parlando di sprechi della pubblica amministrazione non mi riferisco in particolare ai “fannulloni in smart working”, storico cruccio del ministro Brunetta. Che vi siano consistenti margini di miglioramento nell’operatività e nell’efficienza dell’impiego pubblico credo sia noto a tutti, anche se non ho notato, da parte degli alti dirigenti e del ministro stesso, un particolare impegno in tal senso.

Vorrei piuttosto richiamare l’attenzione su un patrimonio pubblico che viene lasciato andare in malora, quale ad esempio: scuole, ospedali, iniziati e poi lasciati a metà per mancanza di fondi o altre pastoie burocratiche oppure addirittura terminati, arredati e poi mai utilizzati. “Sono oltre 750 mila le strutture immobiliari in condizione di abbandono, … oltre all’elevato numero di strutture pubbliche di grandi metrature, come ospedali, caserme e sanatori non più utilizzati” scriveva il 18 ottobre 2019 Evelina Marchesini sul Sole 24 Ore Real Estate.

Anziché proporre favole di dubbia realizzabilità pratica come: ponte sullo stretto di Messina, colonie umane su Marte, centrali nucleari di quarta generazione da costruire tra 20 o 30 anni, ecc, sarebbe gradevole sentir parlare di edilizia pubblica e popolare, interventi seri e circostanziati su scuola, sanità, energie rinnovabili, lavoro stabile al giusto compenso, da realizzare rapidamente, finanziati con risorse recuperate dagli sprechi e dall’evasione/elusione fiscale.

Ovviamente non con proclami altisonanti urlati nei talk show ma con progetti e conti alla mano, chiari e comprensibili anche ad un piccolo uomo comune come me. Usando l’intelligenza e la lingua italiana non credo sia impossibile.

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