Si apre una prima breccia nella difesa a tutti i costi dei cronoprogrammi dei Piani di ripresa e resilienza europei. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, a margine dell’Eurogruppo e dell’Ecofin informale in corso nel Centro congressi di Praga, ha definito “molto interessante” la posizione del governo portoghese, che propone di allungare la scadenza della Recovery and Resilience Facility oltre il 2026 per quanto riguarda gli investimenti alla luce dell’alta inflazione dovuta alla crisi energetica. Lisbona sostiene infatti che, per gli Stati membri, attuare tutti gli investimenti previsti dai rispettivi Piani comporta costi troppo elevati. Per di più, con la corsa alle materie prime innescata dalla necessità di rispettare i tempo del Recovery plan, si rischia di alimentare ulteriormente la spirale dei prezzi. Rendendo inefficace il già complicato tentativo della Bce di contenere l’aumento dei prezzi alzano i tassi.

Il Portogallo ha inviato alla Commissione un documento di una dozzina di pagine che elenca le priorità di Lisbona, in vista del discorso sullo stato dell’Unione che Ursula von der Leyen terrà mercoledì prossimo a Strasburgo. Tra queste, il governo lusitano sottolinea proprio che la scadenza per effettuare gli investimenti previsti dai Pnrr nazionali dovrebbe essere resa più flessibile. E l’idea non trova indifferente Gentiloni, appunto. “Ne ho discusso con il primo ministro Antonio Costa ieri”, ha spiegato arrivando al meeting.

L’ex premier italiano ha anche ricordato che “il prossimo mese sarà il momento per la Commissione di mettere le tavolo le proposte” per la revisione della governance fiscale della Ue. “L’obiettivo della revisione è avere stabilità finanziaria, sostenibilità del debito – che è cresciuto ovviamente dopo queste crisi, siamo al 97% nell’eurozona – ma allo stesso tempo mantenere un forte sostegno agli investimenti”. I criteri per la revisione del Patto di Stabilità sono “semplificazione, maggior titolarità nazionale e una migliore esecuzione” per “supportare la sostenibilità del debito e la crescita”. “Un modo per farlo – afferma – potrebbe essere quello di muoversi verso piani macro-finanziari a medio termine che stabiliscono percorsi di spesa netta per diversi anni e sono coerenti con la convergenza del debito verso livelli prudenti”. “Disporre di un indicatore di spesa potrebbe contribuire in larga misura alla semplificazione, pur mantenendo l’attenzione sui rischi fiscali”.

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