VENEZIA – Qualche giorno fa a Treviso, Matteo Salvini, di fronte a un pubblico non proprio strabocchevole, aveva detto: “La Lega deve restare primo partito in Veneto e a Treviso”. Più un auspicio che una certezza. Poi si era aggrappato a Luca Zaia, con lui sul palco assieme al sindaco Mario Conte (che aveva contestato le scelte dei candidati leghisti in Veneto). “La Lega è l’unica garanzia perché il Veneto ottenga l’autonomia. Il 25 settembre, chi ci sceglierà, abbia bene in testa questo concetto. Giorgia Meloni non può dire nì, sta scritto, è un diritto”. Adesso arriva, sotto forma di sondaggi, una doccia fredda per la Lega, che pure in Regione conta sui consensi quasi plebiscitari del governatore.

Fratelli d’Italia potrebbero non solo superarla, ma addirittura doppiarla. È quanto emerge dalle stime di voto elaborate da Demos per l’Osservatorio sul Nordest del Gazzettino, pubblicate dal quotidiano veneto-friulano. Si tratta di dati-choc per il Carroccio che, se confermati, costituirebbero la premessa per una resa dei conti senza precedenti ai piani alti del partito. Secondo la stima dell’istituto diretto da Ilvo Diamanti, Meloni arriverebbe al 30,5%, mentre la Lega si fermerebbe al 14,4%. Alle politiche 2018 FdI era al 4,2 per cento e alle Europee del 2019 al 6,8 per cento, mentre la Lega quattro anni fa era al 32,2 per cento, mentre alle Europee aveva sfiorato la maggioranza assoluta con il 49,9 per cento. Tra gli altri partiti spicca solo il Pd, consolidato attorno al 18-19 per cento, ma senza speranza di rovesciare i rapporti di forza che nei collegi uninominali sarebbero soverchianti, con la resa totale al centrodestra.

È vero che il sondaggio consegna una fetta del 39 per cento di elettori ancora incerti, eppure la tendenza è talmente netta da lasciare pochi dubbi: dopo il 25 settembre la Lega veneta avrà parecchi problemi da risolvere e non potrebbe consolarsi con una vittoria a mani basse della coalizione. In quel caso potrebbe essere messa in discussione la leadership di Salvini, piuttosto appannata in Veneto, dopo la sconfitta alle comunali di Verona e di Padova di giugno, nonché a causa della gestione a colpi di commissariamenti del partito nelle diverse province.

I dati si aggiungono a quelli del sondaggio Noto, sbandierato qualche giorno fa dal senatore uscente e candidato Adolfo Urso, durante la presentazione della squadra di Fratelli d’Italia in Veneto. “Siamo oltre l’asticella del 30 per cento in Veneto, prima regione a livello nazionale”. Gli aveva fatto eco il coordinatore veneto Luca De Carlo. “Non siamo più percepiti dalla gente come un corpo estraneo”.

Diamanti osserva che la debolezza del Carroccio nasce dal fatto che “alle prossime elezioni politiche Zaia non è candidato. E la sua Lega non è presente. Se non accanto alla Lega di Salvini”. Per questo, continua, nell’epoca della “personalizzazione politica”, “il volto di Salvini, non solo in Veneto, appare sbiadito. Per alcuni versi, sgradito. Tanto più dopo la guerra in Ucraina. Vista la vicinanza espressa, nel passato recente, verso la Russia di Putin. Il suo spazio appare, oggi, largamente occupato dai Fratelli d’Italia”. Ma il sociologo conclude precisando che lo scenario può ancora cambiare: “Perché mancano alcune settimane e c’è un’ampia area di elettori che ancora non sa se e per chi votare”.

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