“‘Masterchef‘ è stata la benedizione di Gesù. Il coronamento di una vita professionale. Ho fatto tutte le edizioni, sono l’unico e ancora mi ricordo il colloquio iniziale, sulla pernice. Prima di questa trasmissione le persone andavano al ristorante per riempirsi la pancia, ora sanno tante cose in più. È un programma internazionale ma, diciamolo, in Italia lo facciamo meglio che altrove, anche per la nostra storia. Abbiamo dato il via a un cambiamento che adesso sento come necessario anche nel mondo dell’hôtellerie, spesso fermo agli anni Settanta”. A dirlo è Bruno Barbieri in un’intervista al Corriere della Sera in cui ripercorre a cuore aperto la sua vita, parlando dei motivi che lo hanno spinto a scegliere il mestiere del cuoco (“ho pensato ad un mestiere che mi permettesse di viaggiare e raggiungere mio padre”) e degli esordi difficili sulle navi da crociera, e ripercorrendo una carriera culminata proprio con l’approdo in tv, a Masterchef e 4 Hotel. “Faccio solo quello in cui credo e non voglio essere un impiegato della banca che lavora in tv. Peccato che ora, tra ristoranti e alberghi io non possa andare più da nessuna parte, perché passo per essere quello che rompe”.

E ancora, Barbieri ha raccontato: “All’inizio di “Masterchef” la situazione con Carlo (Cracco, ndr.) e Joe (Bastianich) era decisamente più impegnativa per i caratteri dei miei due soci: molto forti, duri. Eravamo tre galli in un pollaio, ma nonostante non fosse sempre semplice ho tanti ricordi belli, divertenti. Più che altro sembrava sempre di stare su un filo tirato. Non abbiamo mai litigato se non un una volta, fortemente, io e Carlo parlando di un piatto di passatelli con le vongole. Ma dopo quindici minuti di casino totale, tutto è tornato ad essere come se non fosse mai successo niente”.

Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli? Loro sono molto più ironici e divertenti – ha proseguito lo chef riferendosi ai compagni di trasmissione nell’ultima edizione del cooking show -. Con Antonino c’è un feeling particolare e Locatelli è quello che cerca di tenere un po’ le fila, altrimenti io e lui scherzeremmo dalla mattina alla sera. Ci frequentiamo anche fuori, a telecamere spente, cosa che non succedeva con gli altri due colleghi… insomma, oggi c’è più complicità”. Infine, un aneddoto: “Sono stato nel ristorante di Antonino e quel giorno hanno cucinato per me lui e proprio Locatelli… a un certo punto mi sono anche preoccupato del conto. Mi sono detto: se qui mi fanno pagare sono rovinato… Ecco, loro sono bravi-bravi. Per me Antonino oggi vale tre stelle, ha una marcia in più di altri”.

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