Fugace come una scoreggia“. È il titolo di un articolo del giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung sulla volatilità dell’amore degli italiani per i loro leader politici. E in particolare sull’attuale innamoramento per Giorgia Meloni. Un titolo, che si trova anche sulla home page del sito del giornale (uno dei più importanti in Germania), che rischia di provocare un nuovo incidente diplomatico, come quelli che periodicamente sono avvenuti tra la stampa tedesca e la politica italiana negli anni scorsi. Tutti si ricorderanno le copertine di Der Spiegel, per esempio, anche in quel caso abbastanza cariche di stereotipi: quella (alla fine degli anni Novanta) con la pistola appoggiata su un piatto di spaghetti o ancora quella del 2018 in cui si vedeva una forchetta, degli spaghetti a forma di cappio: “Come l’Italia si autodistrugge e trascina l’Europa con sé” era il sottotitolo.

Oggi invece la SZ spiega così il suo titolo sul “peto”: “Gli italiani hanno perso di nuovo la testa per amore, questa volta per la postfascista Giorgia Meloni, che si colloca nell’angolo più scuro dello spettro politico”, si legge nel sommario. “La cosa positiva è che si disinnamorano altrettanto velocemente. In un Paese che evidentemente tutti possono governare una volta“. L’autore del pezzo, Oliver Meiler, analizza la rapidità con cui gli elettori cambiano gusti in un colloquio con due giornalisti italiani, Filippo Ceccarelli (Repubblica) e Aldo Cazzullo (Corriere). “Immaginate passare da Mario Draghi, la superstar internazionale, il salvatore dell’euro e con questo dell’Europa, a Giorgia Meloni, leader dei postfascisti, ‘romana di Roma’, come dicono in Italia. Quando dal cliché si finisce nel grottesco“, scrive Meiler. “Questo è possibile solo da noi”, commenta Ceccarelli, “passiamo da Draghi a Meloni con massima disinvoltura, danzando”.

“Che succede agli italiani?”, si chiede l’autore. “Perché perdono la testa per clown, impostori, imbonitori, rottamatori, e ora per l’epigona dei fascisti? E perché si disinnamorano così facilmente?”. “L’estrema volatilità degli elettori italiani, questa politica totalmente fluida, è un tema permanente, un fenomeno sociale“, è il commento di Meiler, che trova riscontro nelle analisi dei due intervistati: “L’Italia non ha una cultura della stabilità politica. Mai avuta”. “Quando sarà stata cinque sei mesi a Palazzo Chigi con l’incarico di capo del governo, ci saranno i primi che diranno: che tortura questa Meloni. Guarda, pensa solo a sé. Cosa pensa lei alla fine, chi è?”, dice Filippo Ceccarelli. “E poi andrà probabilmente via. In una scoreggia“, ribadisce l’articolo, fuori dalle virgolette dell’intervistato.

“Faccio il giornalista da più di 40 anni e so bene che una smentita, soprattutto se ridicola, è una notizia data due volte e mezza. Ma per evitare qualsiasi equivoco e sospetto di ulteriore volgarità ci tengo a chiarire che la frase su cui la Sueddeutsche Zeitung ha titolato non si riferiva a un partito, tantomeno a un leader, ma al tradizionale, colorito e italianissimo fenomeno del salto sul carro del presunto vincitore”, ha precisato poi il giornalista Ceccarelli in una nota, sottolineando di voler puntualizzare “anche per non aggiungere un personale sovrappiù di astio e scurrilità a un panorama che già ne contiene abbastanza”. Nell’articolo, infatti, anche in una sua frase virgolettata compare la parola “scoreggia” (“con inni, tamburi – questo nella traduzione – famiglie con la nonna che scoreggia, tutti cantano, tutti ballano, siamo fatti così, sempre chiassosi ed esaltati”), ma usata, appunto, diversamente rispetto alla chiosa finale del pezzo scritta da Meiler.

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