Che Fathi Bashagha, il premier libico nominato dal Parlamento di Tobruk, stesse progettando di entrare con le armi a Tripoli, nella speranza di trovare una leggera resistenza tra le milizie fedeli al primo ministro ad interim del governo di unità nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite, Abdul Hamid Dbeibeh, era chiaro a tutti. E l’offensiva non si è fatta attendere. Si torna infatti a sparare per le vie della capitale libica, dove gruppi di milizie legate ai due fronti si sono affrontate per le strade provocando anche vittime civili, almeno tredici secondo quanto riferito dal ministero della Sanità, ai quali si aggiungono anche 95 feriti. E i media locali riferiscono che Bashagha sta viaggiando verso la città con l’intento di prendere il potere. Secondo Libya Observer, sono sette le zone della città dove si sta combattendo al momento, tra cui “Bab Ben Ghashir, Jamhouria Street, Zawiya Street, Nasir Street”.

È stato proprio l’ex ministro dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale ad ammettere che gli scontri a Tripoli avvengono nell’ambito di un tentativo delle sue forze di eliminare le milizie che appoggiano Dbeibeh, in una “professionale” operazione “militare” denominata “la Grande Pesca”. “È iniziata nelle prime ore di oggi nella città di Tripoli una limitata operazione militare per porre fine al gruppo” che “sostiene il governo uscente, strenuamente attaccato al potere“, si legge in una dichiarazione pubblicata in carta intestata del suo esecutivo e rilanciata su Twitter dal sito Libya Observer. “Questa operazione che abbiamo denominato ‘La Grande Pesca’ sarà limitata, minuziosa e completata in breve tempo secondo regole militari professionali. Il governo libico, annunciando a tutti i figli del suo popolo la buona notizia della fine dell’era del gruppo della corruzione, valorizza gli sforzi dei figli dell’esercito nazionale e dei capi militari che conducono lotte cariche d’onore”.

Arriva anche la risposta di Dbeibeh che “accusa il primo ministro parallelo Fathi Bashagha di aver innescato le violenze a Tripoli dopo aver rifiutato i colloqui di pace per tenere elezioni entro la fine dell’anno”. Parole alle quale ribatte l’ufficio stampa di Bashagha che “smentisce le dichiarazioni rilasciate dal governo uscente di unità nazionale in merito al rifiuto da parte del governo libico di qualsiasi trattativa”: “Bashagha, per sei mesi, dopo aver ricevuto la fiducia al proprio governo, ha accolto con favore tutte le iniziative locali e internazionali per risolvere pacificamente la crisi del trasferimento dei poteri, senza ricevere però alcuna risposta da parte del governo uscente”, si legge.

Sugli scontri sono intervenute anche le Nazioni Unite, dicendosi profondamente preoccupate per le violenze e i bombardamenti indiscriminati nei quartieri popolati da civili a Tripoli che, secondo quanto riferito, “hanno causato vittime e danni alle strutture, inclusi gli ospedali. L’Onu chiede l’immediata cessazione delle ostilità e ricorda a tutte le parti i loro obblighi ai sensi dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario di proteggere i civili. È inoltre imperativo – ricorda l’Unsmil, la missione Onu nel Paese – che tutte le parti si astengano dall’utilizzare qualsiasi forma di incitamento all’odio e alla violenza“.

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