I rebus erano essenzialmente due: la quota di suddivisione dei seggi e i nomi del simbolo. All’inizio sembrava che Carlo Calenda potesse pagare la fuga col Pd in termini di posti in lista. E invece, alla fine, l’accordo siglato con Matteo Renzi prevede una divisione perfetta: il 50% ai candidati d’Italia viva e l’altra metà a quelli di Azione. Per quanto riguarda il simbolo, invece, si farà notare per l’assenza del nome dell’ex segretario del Pd. A guidare l’alleanza del quarto polo, infatti, sarà Calenda. E dunque sul contrassegno elettorale è finito solo il nome dell’ex ministro dello Sviluppo economico. Presenti, invece, i simboli dei due partiti (Azione e Italia viva) e poi la scritta Renew Europe, cioè il gruppo dei liberali Ue al quale hanno aderito sia Calenda che i renziani all’Europarlamento.

A confermare il simbolo e i termini dell’accordo al fattoquotidiano.it sono fonti di entrambi i partiti. A guidare la campagna elettorale, come detto, sarà proprio Calenda, che più volte aveva negato l’intenzione di volersi alleare con Renzi ed esattamente otto giorni fa siglava un accordo col Pd di Enrico Letta. “Se sarò il leader della coalizione? Sì e sono molto contento e onorato e ringrazio Matteo Renzi per il gesto di generosità. Rimane l’autonomia dei partiti”. Calenda e Renzi non hanno discusso di persona i termini dell’accordo elettorale. “Ci siamo sentiti un milione e 500mila volte – spiega l’europarlamentare eletto dal Pd – Lui ha un impegno alla Versiliana, ma ci siamo sentiti 2mila volte. Firmeremo qualcosa ma stanno già firmando gli staff, faremo degli eventi di campagna elettorale assieme”.

Renzi invece ha commentato l’accordo con un post su facebook in cui spiega che “il progetto del terzo polo (in realtà, stando ai sondaggi, si tratta del quarto per forza elettorale ndr) è molto più grande dei singoli destini personali e io con impegno e tenacia sarò in campo (e in qualche circoscrizione al Senato) per dare una mano e farlo vincere”. Il leader d’Italia viva, dunque, conferma che si ricandiderà per un seggio a Palazzo Madama: sei anni fa aveva promesso di volersi ritirare dalla politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale.

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