Il rappresentante del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha affermato che, dopo il nuovo bombardamento della centrale nucleare di Zaporizhzhya di domenica scorsa, per evitare interruzioni, il personale tecnico ha ridotto la capacità del quinto e del sesto reattore a 500 MW. Secondo Mosca il bombardamento sarebbe stato effettuato da unità della 44a brigata di artiglieria delle Forze Armate dell’Ucraina domenica, dall’area del villaggio di Marganets, sulla riva opposta del bacino idrico di Kakhovka. “Il bombardamento ha causato danni alla linea ad alta tensione che forniva elettricità alle regioni di Zaporizhzhya e Kherson. Alla centrale nucleare c’è stato uno sbalzo di tensione che ha causato fumo sul quadro aperto della stazione. Il sistema di protezione che ha spento l’alimentazione ha funzionato”, ha detto Konashenkov. “Le squadre dei vigili del fuoco sono riuscite a eliminare il fumo.- ha proseguito Igor Konashenkov– Per evitare interruzioni del funzionamento della centrale nucleare da parte del personale tecnico della centrale, la capacità del quinto e sesto reattore è stata ridotta a 500 MW”.

L’area attorno a Zaporizhzhia, dunque, continua ad essere al centro dello scontro fra le truppe ucraine e quelle russe e le voci sullo stato della centrale nucleare si rincorrono. Dopo un’iniziale allarme lanciato da Energoatom– l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali del paese e del disarmo dei reattori superstiti della centrale di Chernobyl- per il possibile pericolo di fuoriuscite radioattive, oggi le autorità locali filorusse hanno cercato di rassicurare la popolazione. “Abbiamo informazioni dai militari e dai rappresentanti dell’agenzia russa Rosatom (l’azienda statale russa attiva nel settore nucleare ndr.), che sono qui per monitorare la situazione. Abbiamo informazioni da loro che tutto sta funzionando in modalità normale, due reattori funzionano a pieno regime”, ha affermato Yevgeniy Balitsky, capo dell’amministrazione installata dalla Russia della regione di Zaporizhzhia.

Venerdì scorso tre esplosioni hanno colpito la centrale e l’impianto elettrico della struttura è stato danneggiato al punto che, non potendo garantire la sicurezza, si è deciso di spegnere uno dei sei reattori della centrale, dopo la disattivazione di altri tre. “L’area circostante la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, dovrebbe diventare zona libera da presenze militari”, ha dichiarato Petro Kotin, presidente di Energoatom.

“Qualsiasi attacco a una centrale nucleare è una cosa suicida“, ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu parlando nel corso di una conferenza stampa in Giappone riguardo i bombardamenti di Zaporizhzhia. Dopo la notizia delle esplosioni nella centrale, Guterres ha chiesto che ispettori internazionali abbiano accesso alla struttura. Su Zaporizhzhia, come è successo in tante altre circostanze durante questi sette mesi di guerra, è un continuo rimpallo di responsabilità fra russi e ucraini. Mosca, per bocca del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha chiesto ai paesi occidentali che hanno influenza su Kiev di intervenire per evitare ulteriori bombardamenti della centrale. “Il bombardamento del territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte delle forze armate ucraine è un’attività estremamente pericolosa e irta di conseguenze catastrofiche per un vasto territorio, compreso quello dell’Europa. Ci aspettiamo che quei Paesi che hanno un’influenza assoluta sulla leadership ucraina la stiano usando per prevenire la continuazione di tali bombardamenti”. L’esecutivo guidato da Volodymir Zelensky, dal canto suo, accusa Mosca di utilizzare la centrale come ‘scudo nucleare’.

IL CASO AMNESTY INTERNATIONALNel frattempo, Amnesty International si è detta “profondamente rammaricata” per “l‘angoscia e la rabbia” che ha suscitato l’ultimo rapporto pubblicato lo scorso 4 agosto in cui l’organizzazione non governativa denunciava le violazioni delle regole del diritto umanitario da parte delle forze ucraine. Secondo Amnesty, infatti, l’esercito ucraino avrebbe stabilito obiettivi militari all’interno di aree densamente popolate senza prendere le giuste misure per proteggere i civili. Subito dopo la pubblicazione del rapporto, Kiev ha risposto alle accuse parlando di tentativo da parte dell’Ong di coprire le responsabilità russe per i bombardamenti. Amnesty si dispiace ma non arretra di un millimetro, difendendo i risultati della sua ricerca. “Dobbiamo essere molto chiari: nulla di ciò che abbiamo documentato- che le forze ucraine hanno fatto- in alcun modo giustifica le violazioni russe”, ha specificato l’ong aggiungendo “la priorità di Amnesty International in questo e in qualsiasi conflitto è garantire la protezione dei civili. In effetti, questo era il nostro unico obiettivo quando abbiamo pubblicato quest’ultimo pezzo di ricerca. Anche se sosteniamo pienamente i nostri risultati, ci rammarichiamo per il dolore causato”. Dopo il polverone che si è alzato dopo la pubblicazione del rapporto, i capo di Amnesty International per l’Ucraina Oksana Pokalchuk si è dimessa in aperto dissenso con la ong.

EXPORT DEL GRANO UCRAINOLa prima nave carica di 12 mila tonnellate di grano ucraino partita dal porto di Odessa il 5 agosto, è arrivata al porto di Derenice, in Turchia. A renderlo noto è stata l’agenzia di stampa turca Anadolu Agency. Si tratta della prima imbarcazione a raggiungere la sua destinazione finale tra quelle partite la scorsa settimana per esportare cereali dall‘Ucraina nell’ambito dell’accordo tra Ankara, Mosca, Kiev e Onu. “Altre navi arriveranno nei porti di destinazione nei prossimi giorni. È un segno positivo per i mercati del mondo e un esempio perfetto di come l’iniziativa per il grano nel Mar Nero funzioni grazie al sostegno di Turchia e Nazioni Unite” ha scritto su Twitter il ministro per le Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov commentando l’arrivo della nave nel porto di Derince. E’, invece, al momento fallita la consegna delle oltre 26mila tonnellate di grano trasportate dalla nave Razoni battente bandiera della Sierra Leone. L’ambasciatore ucraino a Beiirut, Ihor Ostash, ha affermato che l’acquirente finale del carico in Libano non ha accettato la merce a causa del ritardo nei termini di consegna, oltre 5 mesi. per tutta la giornata di domenica, la nave è rimasta all’ancora poco fuori da Golfo di Alessandretta, tra le coste della Turchia e Cipro. Mercoledì scorso, esperti turchi, ucraini e russi avevano ispezionato la nave cargo al largo di Istanbul, come previsto dall’accordo firmato il 22 luglio tra Mosca e Kiev e la nave era ripartita. Venerdì notte, però, aveva cominciato a rallentare, cambiando poi rotta. Secondo Anadolu, sarebbero in tutto 305 mila le tonnellate di grano trasportate questa settimana in sicurezza a bordo di 10 navi mercantili.

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