Prosegue con grande intensità il confronto armato fra Israele e la Jihad islamica a Gaza iniziato venerdì 5 agosto, dopo giorni di elevata tensione, con la uccisione di un responsabile militare della fazione islamica. Lo Stato ebraico ha annunciato infatti l’avvio di una nuova operazione militare nella Striscia di Gaza, a otto anni dalla sanguinosa Margine di Protezione scatenata contro Hamas che causò oltre 2.200 morti, per la maggior parte civili. L’esercito di Tel Aviv ha ribattezzato la nuova offensiva “Breaking Dawn” e sta colpendo obiettivi nella martoriata lingua di terra incastonata tra Israele e l’Egitto: secondo il portavoce militare israeliano Ran Cochav è prevedibile che l’operazione proseguirà per almeno una settimana ancora.

Da Gaza, ha riferito la radio militare, sono stati lanciati verso Israele finora oltre 160 razzi. Di essi, 30 sono caduti all’interno della Striscia, mentre 130 hanno varcato il confine: sessanta sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome (“che ha registrato una percentuale di successo del 95%”) e altri 30 sono finiti in mare. I rimanenti sono caduti in zone aperte. Nelle stesse ore Israele ha condotto 30 attacchi a Gaza, colpendo 40 obiettivi, “tutti della Jihad islamica”, secondo la radio militare. Fonti mediche di Gaza riferiscono che finora si sono avuti 11 morti (fra cui una bambina di cinque anni e due civili) e oltre 80 feriti. Tra gli uccisi, secondo i media, ci sono Tayasir Jabari, comandante della Jihad Islamica nel nord della Striscia, e Salame Abed, anche lui della Jihad. Si parla anche di altri miliziani feriti a Khan Yunes. Jabari era accusato dalle Forze di difesa israeliane di aver organizzato “piani per attacchi con missili anticarro contro cittadini e soldati israeliani”. Secondo Israele, il numero delle vittime sarebbe ben più alto, con 10-20 terroristi palestinesi uccisi. Sempre secondo fonti militari, finora Hamas non partecipa attivamente ai combattimenti. Nel frattempo sirene di allarme risuonano senza tregua nel sud di Israele, nell’area vicina alla striscia di Gaza. La Jihad, secondo la radio militare, spara contro i villaggi israeliani vicini al confine non solo razzi ma anche colpi di mortaio. Una stalla è stata centrata ed una persone è stata ferita di striscio.

Ma una nuova escalation di violenza, almeno stando alle dichiarazioni dei vertici dell’organizzazione, sembra ormai inevitabile: “Il nemico ha lanciato una guerra contro il nostro popolo. Noi tutti dobbiamo difenderci. Non consentiremo al nemico di continuare i suoi sistematici tentativi di colpire la resistenza armata”. E minacciano la capitale: “Non ci sono linee rosse in questa guerra e Tel Aviv finirà sotto i colpi della resistenza, nelle prossime ore lo dimostreremo”, ha detto il segretario generale della Jihad Islamica, Ziad Al-Nakhala. ”Stiamo andando verso una guerra e chiediamo a Dio di avere successo. Dopo questo raid non ci sarà tregua”. Fonti del gruppo fanno sapere che l’Egitto, che si è offerto come mediatore, inizierà la sua attività da domenica, aprendo indirettamente a due giorni di combattimenti. Secondo le forze armate israeliane, in serata sono stati lanciati più di settanta razzi dalla striscia: la maggior parte, viene comunicato, sono stati intercettati dal sistema di difesa, mentre alcuni sono caduti all’interno dello stesso territorio di Gaza. Finora non sono stati segnalati obiettivi colpiti né vittime.

Anche Hamas tuona contro Israele e con il suo portavoce Fawzi Barhoum promette che “il sangue del nostro popolo e dei mujaheddin non sarà versato invano. I soldati e i coloni israeliani verranno colpiti dalla resistenza palestinese, l’occupazione israeliana, che ha dato il via a un’escalation contro Gaza e ha commesso un nuovo crimine, ne pagherà il prezzo e se ne assumerà la piena responsabilità. Abbiamo una resistenza unita sul campo che non può accettare lo spargimento di sangue palestinese”. Ferma condanna arriva anche dall’Autorità Nazionale Palestinese per “l’aggressione israeliana contro il popolo nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il presidente Abu Mazen chiedendo “l’immediata fine” dell’offensiva e alla comunità internazionale di “costringere Israele a fermare l’aggressione”. In serata, tentando di scongiurare una reazione delle fazioni palestinesi e quindi un’estensione del conflitto, il portavoce dell’esercito israeliano Ron Kochav ha specificato che la campagna è “mirata contro la Jihad islamica” e non contro altri soggetti, citando l’operazione del novembre del 2019, quando venne ucciso il comandante della Jihad Islamica Baha Abu al-Ata, innescando una campagna militare di tre giorni. In quell’occasione Israele è riuscito a tenere Hamas fuori dai combattimenti e spera di farlo ancora una volta, ha spiegato Kochav. Ma il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, conferma che “tutte le opzioni sono sul tavolo”.

I portavoce militari israeliani fanno sapere che tra i vari obiettivi raggiunti dai raid c’è anche un appartamento a Bourj Falastin collocato in un edificio di dieci piani composto prevalentemente da uffici e situato nel centro di Gaza City. Secondo le forze di sicurezza di Tel Aviv, al suo interno si nascondeva una safe house dell’organizzazione terroristica che ospitava alcuni membri. L’aviazione ha colpito anche un obiettivo a Khan Yunes, nel sud della Striscia, mentre una postazione della Jihad Islamica è stata colpita a Beit Kahya, nel nord. Israele si è già tutelata anche dal punto di vista difensivo, temendo la risposta del gruppo, e ha schierato le batterie antimissile Iron Dome a copertura di una zona cuscinetto profonda 80 chilometri lungo il confine con Gaza. Inoltre, nello Stato ebraico è stato innalzato il livello di allerta, l’esercito ha avuto l’ok del governo per richiamare 25mila riservisti ed è stato deviato verso nord il traffico aereo in entrata e in uscita dall’aeroporto internazionale Ben Gurion.

Il ministro della difesa israeliano, Benny Gantz, prova a giustificare questa nuova operazione militare che rischia di causare una nuova carneficina in una delle aree più densamente popolare del mondo, sostenendo che “la situazione nel sud di Israele è tesa. Noi non cerchiamo un conflitto, ma non esiteremo a difendere i nostri cittadini, se necessario. Ai nostri nemici, in particolare ai leader di Hamas e della Jihad Islamica, voglio dire che il tempo è scaduto. Questa minaccia sarà rimossa, in un modo o nell’altro“. Il nuovo primo ministro, Yair Lapid, ha invece dichiarato che “l’esercito ha colpito poco fa obiettivi della Jihad Islamica a Gaza. Si tratta di un’operazione per rimuovere una minaccia concreta nei confronti di cittadini israeliani e nelle zone vicine a Gaza. Il governo d’Israele non permetterà ai terroristi di minacciare i cittadini. Chiunque cerchi di colpirci sappia che lo raggiungeremo”.

Intanto sono migliaia le persone che hanno partecipato al funerale di Jabari. Il suo corpo è stato trasferito dall’ospedale Shifa alla moschea al-Amari – nella città vecchia di Gaza – e poi nel rione di Sajaya dove abitava e dove è stato sepolto. Tra la folla spiccavano i dirigenti delle Brigate al-Quds, l’ala militare della Jihad Islamica. In cielo si notavano aerei senza pilota dell’aviazione militare israeliana. “La nostra reazione non si farà attendere”, hanno detto i vertici dell’organizzazione durante le esequie.

L’escalation al confine fra Israele e Gaza ha origine dopo ciò che è accaduto quattro giorni fa, quando è stato catturato Bassen a-Saadi. L’ala militare dell’organizzazione ha decretato lo stato di massima allerta fra i miliziani e ha minacciato attacchi. Israele teme in particolare lanci di razzi anticarro da Gaza contro veicoli israeliani in transito ai bordi della Striscia e ha chiuso al traffico diverse arterie e un tratto della ferrovia. Come sempre avviene in occasione delle operazioni israeliane nella Striscia, Gantz ha accusato Hamas e la Jihad islamica di “tenere in ostaggio” la popolazione locale e di essere la causa delle sue sofferenze per la prolungata chiusura dei valichi fra Gaza ed Israele decisa però proprio dallo Stato ebraico. L’Egitto, come già avvenuto in passato, tenta di mediare tra le parti, mentre un rappresentante delle Nazioni Unite, secondo i media, ha anche fatto visita alla famiglia di a-Saadi per tranquillizzarla sulle condizioni di salute del suo congiunto dopo la diffusione di notizie di un suo ferimento durante la cattura.

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