Chi credeva, o almeno sperava, che l’accordo sul grano, la prima vera intesa tra Russia e Ucraina dallo scoppio del conflitto, potesse rappresentare un piccolo riavvicinamento e spinto Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky a un tavolo di pace dovrà ricredersi. Perché quello che le parti hanno siglato a Istanbul, grazie alla mediazione di Turchia e Nazioni Unite, assomiglia più a un patto dettato da una necessità comune, ben lontano dal raffreddare gli animi di un conflitto che dura ormai da quasi 5 mesi. Per quanto le conseguenze di questo accordo siano state istantanee, con un immediato abbassamento dei prezzi del grano, le modalità con cui è stato portato a termine mostrano la distanza ancora siderale tra Mosca e Kiev: entrambe le parti, il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, e quello della Difesa russo, Serghej Shoigu, hanno siglato infatti un accordo con Turchia e Onu. Ma le loro firme non sono state apposte sullo stesso documento ufficiale. Un patto, insomma, senza nemmeno guardarsi in faccia.

A volerlo mettere in chiaro, a testimonianza della riluttanza delle parti a sedersi a un tavolo delle trattative, è stato proprio l’ufficio del presidente Zelensky. “Per quanto riguarda l’accordo di Istanbul sull’esportazione di grano ucraino. Prima di tutto: l’Ucraina non firma alcun documento con la Russia. Firmiamo un accordo con la Turchia e l’Onu e ci assumiamo obblighi nei loro confronti. La Russia firmerà un accordo speculare con la Turchia e l’Onu”, ha poi precisato su Twitter, Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente. E da Kiev fanno inoltre sapere che l’Ucraina promette una “risposta militare immediata” in caso di “provocazioni” russe dopo la firma. Questo nonostante gli auspici di Recep Tayyp Erdogan che, invece, dice di sperare che questo possa spingere verso una tregua: “Ho già detto che questa guerra non avrà né vincitori né vinti, l’unico sconfitto sarà il mondo, l’effetto della guerra si ripercuote su tutto il pianeta, speriamo che si riapra uno spiraglio per la pace con questo accordo”.

La tensione rimane quindi a livelli massimi, con il presidente turco che cerca di salvare l’intesa e soprattutto la reputazione da mediatore che si è ritagliato in queste settimane ospitando i colloqui: “Oggi è una giornata storica, siamo fieri del ruolo svolto in questa iniziativa che ha risolto la crisi alimentare mondiale. L’accordo di oggi riguarda tutte le nazioni del mondo, dall’Africa all’Asia, e stiamo evitando insieme l’incubo della fame“. Esulta anche Guterres che definisce l’intesa “un faro nel Mar Nero”. Mentre l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, si limita a parlare di “un passo nella giusta direzione. Chiediamo la sua rapida attuazione. Accogliamo con favore gli sforzi dell’Onu e della Turchia. L’Ue si impegna a continuare ad aiutare l’esportazione del grano ucraino.”

I CONTENUTI DELL’ACCORDO – Nonostante le tensioni e le minacce che continuano a caratterizzare il clima tra Mosca e Kiev, si tratta comunque del più importante risultato diplomatico dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina. Un risultato fondamentale perché restituisce ossigeno ai coltivatori e all’economia del Paese, ma anche agli Stati dipendenti dalle sue forniture, oltre a evitare una crisi alimentare di livello globale. Intanto, sono stati diffusi anche i particolari dell’accordo: innanzitutto saranno creati dei corridoi sicuri da Odessa e altri due porti sotto controllo dell’Ucraina per permettere alle navi di transitare nel Mar Nero ed entrare senza alcun rischio nel Mediterraneo. Sicurezza che, però, non sarà garantita da scorte militari per le imbarcazioni in questione. Un consigliere della presidenza Zelensky tiene infatti a precisare che l’accordo non presuppone che navi russe scortino i cargo ucraini e che, nel caso in cui si rendessero necessarie ispezioni alle navi di Kiev nel Mar Nero, a condurle saranno gruppi congiunti.

Così come è stata pensata, l’intesa permetterà, secondo le stime, di consegnare almeno 25 milioni di tonnellate di grano ai mercati globali, dicono da Istanbul: “In una prima fase, si prevede che grazie all’accordo che sarà firmato oggi le navi con prodotti alimentari che erano bloccate nei porti ucraini saranno sbloccate. Sono circa 80. Secondo i nostri calcoli, questo aiuterà a consegnare circa 25 milioni di tonnellate di grano ai mercati globali nelle prossime settimane”, ha detto.

La Turchia manterrà inoltre il suo ruolo di garante dell’accordo ospitando un centro per coordinare le esportazioni. Ad annunciarlo è stato lo stesso Erdogan durante la cerimonia trasmessa dalla Tv di Stato Trt.

PREZZI AI LIVELLI PRE-GUERRA – La prima e più importante conseguenza, dopo lo sblocco delle forniture, è certamente l’immediata riduzione dei prezzi della materia prima sui mercati internazionali che tornano addirittura ai livelli pre-guerra. Il grano tenero viene scambiato a 784,5 dollari per ogni singola unità contrattuale da 5mila staia (-2,64%), come lo scorso 16 febbraio. Analoga la dinamica del grano duro (-2,32% a 841,25 dollari per 5mila staia), poco sotto la chiusura dello scorso 18 febbraio.

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