“Gli Stati Uniti d’America non sono mai stati così divisi” dice Dee Dwyer, attivista e fotografa afroamericana, guidando per le strade di Washington DC. I suoi scatti hanno raccontato dall’interno le proteste del movimento Black Lives Matter nel 2020 e quelle di oggi, dopo il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade, per la libera scelta in tema di aborto. La capitale americana però non è soltanto teatro delle proteste più accese degli ultimi anni, ma città simbolo della gentrificazione. Quella che una volta era la prima città americana ad avere una maggioranza di residenti afroamericani (oltre il 70% negli anni ‘70) tanto da meritarsi l’appellativo di Chocolate City, oggi è alla fine di un processo di riqualificazione edilizia che negli ultimi 20 anni ha portato alla trasformazione di molti quartieri storicamente popolati dalla comunità nera. Le industrie chiudono, le grandi metropoli si trasformano in città di servizi, globalizzate ed iper-tecnologiche. I quartieri popolari delle zone centrali, che una segregazione di fatto aveva reso simili a ghetti, vengono acquistati a basso prezzo da società immobiliari e rimessi a nuovo con la costruzione di nuovi servizi, ristoranti, banche, centri congressi. “La comunità si rifà il trucco, ma cosa succede ai vecchi residenti, ai negozietti storici?”. La gentrificazione porta a un vertiginoso aumento del costo della vita, i servizi diventano più costosi, gli affitti inarrivabili per la classe più povera che viene costretta ad abbandonare i luoghi in cui ha sempre vissuto, in favore di un nuovo nucleo di residenti benestanti. Bianchi. La middle-class americana lascia la periferia, la casetta con lo staccionata bianca e rimodella i quartieri dove fino a pochi anni prima fioriva la comunità nera. Dove va chi non può più permettersi di vivere qui? Quasi sempre in una periferia ancora più povera e con meno servizi, le famiglie si disgregano, la storia della comunità si disperde. “La gentrificazione è un genocidio culturale, dobbiamo combattere per ogni centimetro che abbiamo!” – in una città dove il benessere economico medio di un bianco è 81 volte quello di un nero, una questione di classe non può che diventare anche di razzismo.

Il reportage completo andrà in onda su Rai3, lunedì 4 luglio alle 23.15 nella puntata del programma Il Fattore Umano, dal titolo “Non abito più
qui”. Il Fattore Umano è il programma di Rai3 che fa da fact-checking per monitorare quanto i diritti umani siano realmente rispettati nel mondo

di Luigi Montebello e Raffaele Marco Della Monica
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