Luigi Salvato è il nuovo procuratore generale della Corte di Cassazione. Lo ha nominato a maggioranza il plenum del Consiglio superiore della magistratura, in una seduta presieduta per l’occasione dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. Salvato è l’attuale procuratore generale aggiunto, cioè il “vice” del pg in carica Giovanni Salvi, che andrà in pensione il 9 luglio: ha avuto la meglio sull’altro candidato proposto dalla Commissione nomine, il procuratore generale di Napoli Luigi Riello. A Salvato, membro della corrente centrista di Unicost, sono andati 17 voti: oltre ai consiglieri del suo gruppo, lo hanno votato i progressisti di Area, i “davighiani” di Autonomia e indipendenza, i laici in quota Movimento 5 Stelle e gli attuali vertici della Cassazione (Salvi e il primo presidente Pietro Curzio, membro di diritto del Csm). Per Riello, che ha un passato in Unicost e oggi è vicino a Magistratura indipendente, hanno votato in otto: oltre ai quattro della sua corrente, i due laici di Forza Italia, Emanuele Basile della Lega e l’indipendente Nino Di Matteo.

A far pendere il piatto della bilancia dalla parte di Salvato, secondo i suoi sostenitori, i quattro anni di incarichi direttivi svolti in Cassazione (prima come avvocato generale e poi come pg aggiunto) considerati titolo preferenziale dalla circolare del Csm sulle nomine di vertice alla Suprema Corte. Un’esperienza che mancava al curriculum di Riello, compensata però – secondo il consigliere di Magistratura indipendente Antonio D’Amato, che ne ha proposto la nomina – dal possesso di un altro titolo preferenziale: le “significative esperienze ordinamentali” svolte da Riello prima al Csm, dove è stato consigliere dal 2002 al 2007 per Unicost, e poi al Consiglio giudiziario di Napoli.

In magistratura dal 1980, Salvato è stato giudice nei tribunali di Lagonegro, Santa Maria Capua Vetere e Napoli e poi componente dell’Ufficio studi del Csm, prima di approdare in Cassazione. Alla Suprema Corte ha cominciato come magistrato addetto all’Ufficio del massimario, poi è stato consigliere e ancora dopo sostituto procuratore generale, prima di ricoprire gli incarichi direttivi di avvocato generale (dal 2018) e di Pg aggiunto (dal 2020). Autore di numerosi saggi, è stato anche assistente di studio di tre diversi giudici costituzionali. Alla procura generale della Cassazione si è occupato anche del settore disciplinare e ha rappresentato l’accusa nel processo all’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, che si è concluso con la sua rimozione dalla magistratura. Il procuratore generale infatti è il titolare, insieme al ministro della Giustizia, dell’esercizio dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati.

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