Doveva essere in carcere da mesi, Daniele Bedini, l’uomo fermato per l’omicidio di Nevila Pjetri a Sarzana e sospettato di aver ucciso anche Camilla Bertolotti. Almeno da metà febbraio. E invece l’ordine di esecuzione della pena per una condanna definitiva a 3 anni di reclusione per una rapina a una sala slot, commessa nel 2019, è arrivato solamente mercoledì. Ovvero a un giorno di distanza dal momento in cui i carabinieri lo avevano sì condotto in cella ma con l’accusa di aver ammazzato, nella notte tra sabato e domenica, una prostituta. E adesso è rimpallo di responsabilità sulla lentezza con cui è arrivato l’ordine di esecuzione della pena definitiva.

Il 32enne artigiano di Massa è stato condannato a dicembre dalla Corte di Cassazione, che a metà febbraio a depositato le motivazioni della condanna che ha confermato 3 anni di carcere stabiliti dalla Corte d’Appello di Genova. L’ordine è firmato dalla procura di Massa: “È stato emesso non appena abbiamo ricevuto il relativo fascicolo dall’organo giudicante”, ha detto il procuratore capo Piero Capizzoto a La Repubblica. Ma chi è stato l’organo giudicante? Prima della Cassazione, Bedini era stato condannato dalla Corte d’Appello di Genova e in primo grado proprio a Massa. Ma da Genova, la presidente della Corte Elisabetta Vidali precisa che è “necessaria la trasmissione degli atti da parte della Cassazione al tribunale di primo grado”. E si ritorna quindi a Massa. Un cortocircuito su cui Vidali promette “approfondimenti”.

Bedini intanto continua a dichiararsi innocente e sostiene di avere un alibi: la notte di sabato era al bar con alcuni amici e il proprio cane e c’è rimasto a lungo, ben oltre la mezzanotte. L’uomo, che è accusato di omicidio volontario di Pjetri, resta per adesso recluso nel carcere di Spezia in attesa dell’udienza di convalida che dovrebbe tenersi tra giovedì e venerdì. Gli inquirenti non gli hanno contestato l’omicidio di Bertolotti. La donna trans, residente ad Albiano Magra, una frazione di Aulla nel comune di Massa Carrara, è stata uccisa a poche ore di distanza e a pochi chilometri di distanza da Pjetri. Una coincidenza? Dice l’avvocato di Bedini che per quello che riguarda il suo assistito “non c’è neppure il fumus” per quanto riguarda il secondo omicidio.

Intanto il lavoro degli inquirenti va avanti serrato: sul campo sia i carabinieri del Ris di Parma che la Polizia scientifica. A loro sono affidate le analisi su tutti i reperti trovarti finora e sulle auto nella disponibilità di Bedini. Oltre alle tracce ematiche e ai bossoli di pistola rinvenuti sulla Ford Fiesta di Bertolotti, i tecnici si occupano di esaminare anche il cellulare di Bedini per cercare, oltre al traffico vero e proprio, eventuali agganci con le celle presenti nell’area dove sono stati trovati i due cadaveri.