Non uno scontro diretto, ma una prova di forza che ha avuto luogo nelle acque nipponiche. In risposta agli otto missili balistici testati dalla Corea del Nord nel Mar del Giappone, Seul e Washington hanno lanciato otto vettori terra-terra del sistema missilistico tattico “Army Tactical Missile System” (ATACMS) verso lo stesso obiettivo per circa dieci minuti a partire dalle 4.45 locali (9.45 di domenica in Italia). Lo ha riferito il Comando di Stato maggiore congiunto sudcoreano.

Il presidente Yoon Suk-yeol ha spiegato che la Corea del Sud risponderà “con fermezza e severità” a ogni provocazione nordcoreana. “Faremo in modo – ha sottolineato – che non ci sia una sola crepa nella protezione delle vite e delle proprietà della nostra gente”. Ha inoltre aggiunto che “le minacce nucleari e missilistiche del Nord stanno diventando sofisticate“. Hanno un livello tale “di minaccia non solo per la pace nella penisola coreana ma anche nel nordest asiatico e nel mondo“. L’obiettivo è dunque scoraggiare “tali minacce anche con una capacità di sicurezza più fondamentale e pratica”.

Il 25 maggio scorso, Pyongyang ha testato un nuovo tipo di missile balistico intercontinentale (Icbm) e due apparenti missili a corto raggio sempre verso il mar del Giappone, poco dopo che il presidente americano Joe Biden aveva concluso il suo viaggio a Seul e Tokyo, nell’ambito della sua prima missione in Asia dall’ingresso alla Casa Bianca. I media dello stato dittatoriale non hanno ancora riferito la notizia degli otto missili lanciani da Sunan. L’agenzia di stampa Kcna, che di solito inizia il suo ciclo di notizie mattutine con dispacci sui principali eventi del giorno precedente, non ha parlato dell’esercitazione, la 18esima da inizio anno. Anche il Rodong Sinmun, il principale quotidiano nordcoreano, e gli altri media non hanno trattato l’argomento.

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