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“Mangiare meno e al momento giusto allunga la vita del 35%”: da uno studio arriva la svolta per la “dieta della longevità”

Uno studio condotto dalla Monash University ha trovato un nuovo trattamento promettente per i pazienti con demenza frontotemporale variante comportamentale, la seconda forma più comune di demenza, con conseguente stabilizzazione di quelli che normalmente sarebbero problemi comportamentali crescenti e un rallentamento del restringimento del cervello a causa della malattia

di 30science per Il Fatto

Immaginate di poter vivere un terzo di vita in più semplicemente variando la vostra dieta. No, non si tratta dell’ultimo ritrovato di qualche imbonitore televisivo, ma di una concreta speranza che viene da uno studio scientifico condotto su alcuni topi da laboratorio. Un team di ricerca, guidato da Joseph Takahashi – Howard Hughes Medical Institute Investigator presso lo University of Texas Southwestern Medical Center, USA – ha scoperto che i topi sottoposti ad una dieta ipocalorica e alimentati nei momenti di maggiore attività del loro ciclo giornaliero, sopravvivono un terzo di vita in più rispetto alle controparti non sottoposte allo stesso regime alimentare. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Science”.

Dallo studio condotto su centinaia di topi in quattro anni, emerge che una dieta ipocalorica è stata sufficiente da sola per allungare la vita degli animali del 10 per cento. Ma se la stessa dieta veniva somministrata solo di notte, quando i topi sono più attivi, la vita degli animali si allungava del 35 per cento. Questa combinazione – una dieta ipocalorica più un programma alimentare notturno – ha aggiunto nove mesi in più alla durata media della vita – tipicamente di due anni – dei topi.
La ricerca ha permessi di approfondire l’analisi degli effetti dei piani dietetici che enfatizzano il mangiare solo in determinati momenti della giornata, afferma Takahashi. Tali piani potrebbero non accelerare la perdita di peso negli esseri umani, come riportato da un recente studio sul “New England Journal of Medicine”, ma potrebbero comportare benefici per la salute che portano nel complesso a una durata della vita più lunga.

Man mano che un animale invecchia, i geni legati all’infiammazione tendono a diventare più attivi, mentre i geni che aiutano a regolare il metabolismo diventano meno attivi. Il nuovo studio di Takahashi ha scoperto che una dieta ipocalorica, specialmente se programmata in base al periodo di maggiore attività dei topi di notte, ha contribuito a compensare questi cambiamenti genetici. Il team ha studiato centinaia di topi nutriti con alimentatori automatici per controllare quando e quanto ogni topo potesse mangiare per l’intera durata della sua vita. Alcuni dei topi potevano mangiare quanto volevano, mentre altri avevano le calorie limitate dal 30 al 40 per cento. A loro volta quelli che seguivano diete ipocaloriche sono stati suddivisi in gruppi che mangiavano a orari diversi. Il team ha scoperto che i topi alimentati con la dieta ipocalorica di notte vivevano più a lungo.

I risultati suggeriscono che mangiare con tempistiche determinate legate ai ritmi di vita ha effetti positivi sul corpo, anche se non promuove la perdita di peso, come suggerito dallo studio del “New England Journal of Medicine”. Takahashi sottolinea che anche il suo studio non ha rilevato differenze di peso corporeo tra i topi con diversi orari di alimentazione, “tuttavia, abbiamo riscontrato profonde differenze nella durata della vita”, afferma. Takahashi spera che imparare come la restrizione calorica influenzi gli orologi interni del corpo mentre invecchiamo aiuterà gli scienziati a trovare nuovi modi per prolungare anche la vita degli esseri umani.

Articolo di Gianmarco Pondrano Altavilla

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