Dividere il blocco Nato-Ue. Un obiettivo chiaro, anche se mai dichiarato, di Vladimir Putin da quando ha deciso di invadere l’Ucraina. Il presidente sapeva bene che le ripercussioni economiche legate alle sanzioni, l’arrivo di milioni di profughi ucraini nel continente, ma anche la posizione da tenere sull’invio di armi a Kiev col rischio di un’escalation allargata del conflitto potevano creare un terremoto all’interno delle istituzioni europee e del Patto Atlantico. Così non è stato, salvo casi isolati come quello dell’Ungheria in Ue e della Turchia, che pur condannando l’azione russa ha deciso di non imporre sanzioni, nella Nato.

Chi si sta spaccando, invece, è l’opinione pubblica. Lo si vede in Italia, ma anche in Germania dove, secondo l’istituto di sondaggi Infratest, il 54% degli intervistati a fine aprile si diceva favorevole a porre fine in modo graduale alle importazioni di gas e petrolio russi, ma solo il 22% è favorevole a uno stop immediato. Un gruppo, quest’ultimo, “solo leggermente più alto del 19% di coloro che hanno espresso interesse a mantenere lo status quo nella dipendenza della Germania dall’energia russa”, sottolinea però il direttore dell’istituto, Nico Siegel.

Paese che, invece, è più unito in tema di sanzioni a Mosca, con gran parte dell’opinione pubblica che si dice favorevole ad aumentarle ulteriormente: “Il 45% delle persone intervistate nel sondaggio sente che non si sta andando sufficientemente avanti” con le sanzioni, continua il direttore, mentre “il 34% ritiene che siano tutto sommato appropriate” e “solo il 14% crede che le sanzioni siano troppo drastiche”.

Ma è sull’invio di armi che la spaccatura appare evidente. Su questo aspetto il Paese è diviso esattamente in parti uguali, con un 45% del campione a favore del sostegno militare all’esercito di Volodymyr Zelensky e un altro 45% che invece è contrario. “L’elettorato è diviso sulla questione specifica della fornitura di armi pesanti come carri armati, annunciata dal governo”, conclude Siegel. Se queste divisioni interne, più o meno nette, possano in futuro e con l’aggravarsi della situazione mettere in difficoltà l’esecutivo non è ancora possibile saperlo. Fatto sta che, dopo la riappacificazione di giovedì tra Zelensky e Scholz, seguita agli scontri diplomatici per il mancato ok di Kiev ad accogliere in visita il presidente Steinmeier, adesso Berlino torna ancora di più ad essere allineata col blocco atlantista.

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