di Massimo Cavalletti

Mala tempora currunt. Questa frase pronunciata forse da Marco Tullio Cicerone, grande oratore e filosofo romano, è più che mai di attualità se guardiamo a quello che succede nel mondo. Per due anni i pensieri di tutti sono stati catalizzati da una pandemia che ha rivoluzionato le modalità di socializzazione, creato danni economici ma anche psicologici – soprattutto negli adolescenti, a cui ha rubato un tempo fondamentale per lo sviluppo di un’equilibrata personalità.

Vari studi parlano di un preoccupante aumento di casi di ansia e depressione nella fascia giovanile della popolazione, tanto da far parlare di una crisi mondiale di salute mentale (Vedere Jama Pediatrics e/o Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry). In questi due anni i provvedimenti dei governi che si sono succeduti nella lotta al Covid ci sono stati presentati come assolutamente necessari e le voci discordanti sono state seppellite sotto una coltre di indifferenza, sarcasmo e offese, cosa che ha impedito il formarsi di un’opinione ragionata.

Molti hanno protestato per l’obbligo vaccinale, ritenuto anticostituzionale, ma i fatti ci dicono che il vaccino, se non ha eliminato la possibilità di ammalarsi e di infettare gli altri, ha diminuito il numero dei casi e ha reso gli effetti della malattia meno importanti. Questo ci permette al momento di tornare a vivere quasi normalmente. Altro punto di discordia è il green pass, varato per convincere molti a vaccinarsi. Anche la sua obbligatorietà è stata messa in discussione dal punto di vista costituzionale e la sua gestione è apparsa poco efficiente (come si fa a controllare che tutte le attività lo richiedano?), a volte incomprensibile (mi è stato chiesto per visitare un sito archeologico con scarsa affluenza di visitatori) e dai risultati dubbi per quanto riguarda la sua capacità di limitare i contagi (ho letto fino ad oggi solo affermazioni perentorie sulla sua utilità, ma nessuno studio serio e affidabile).

Un risultato è che obbligo vaccinale e green pass obbligatorio hanno generato una profonda divisione tra l’opinione pubblica che ha assunto le sembianze di una guerra di pensiero. A questa si è aggiunta una guerra vera che i popoli non vogliono (spero) e che rischia di diventare distruttiva per l’umanità visto che molti stati hanno armi nucleari. Se i popoli non la vogliono, sembra invece che ci siano molti che spingono per prolungarla e trasformarla in un conflitto globale: Putin che l’ha scatenata; Zelensky che fa la voce grossa e mostra i muscoli; molti capi di stato europei che inviano armi di tutti i tipi, difensive (?) e offensive; infine Biden e gli Usa che cercano in tutti i modi di eliminare Putin.

Naturalmente i motivi per cui è stata scatenata questa guerra sono numerosi e la situazione è complessa, difficile da comprendere per chi non è addentro alle questioni di politica internazionale. I media italiani, nella quasi totalità, hanno presentato la questione in termini comprensibili ai più: da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi. Credo che chiunque possa capire che una narrazione del genere è infantile e non può rappresentare una realtà complessa come una guerra in cui intervengono fattori di varia natura, da quelli economici, a quelli politici, socio-culturali, geografici, razziali, ecc.

Chi presenta spiegazioni diverse subisce lo stesso trattamento dei no-vax e dei no-green pass e in più riceve le stimmate di filoputiniano, anche se il suo intento non è sostenere Putin e la sua aggressione ma svelare le responsabilità del mondo occidentale e degli Usa in particolare. Quando un giorno Covid e guerra finiranno dovremo far fronte a una società impaurita, divisa, piena di paure, ansie e rancori, una società malata che sarà difficile curare e a un’informazione che oggi come mai appare quasi completamente asservita al potere politico ed economico. Intanto non ci resta che sperare che non sia vera la seconda parte della frase di Cicerone: sed peiora parantur.

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