Migliore in campo, in una squadra già retrocessa in Serie B e che perde per 4 a 2. Eppure non poteva essere diversamente: quel 23 aprile di 27 anni fa, come negli anni precedenti. Perché Jorge Paulo dos Santos Futre è stato un “hymnne a la beaute”, inno alla bellezza, calcistica, ma non solo di quegli anni: una bellezza vera, sfrontata, irragionevole nella prima parte della sua carriera e nella seconda un richiamo nostalgico alla bellezza che fu. Uno splendore che diventa manifesto calcistico di popolo, reso immortale grazie alle superbe e calde parole della compianta Almudena Grandes, scrittrice e tifosissima dell’Atletico Madrid che ne Il ragazzo che apriva la fila racconta di quel 4 a 0 rifilato dai colchoneros al Real Madrid al Bernabeu. In quel 4 a 0, Futre, chioma al vento e sinistro intinto nel Moscatel de Setubal, non si prende neppure al lazo: vola via o sguscia tra dribbling e tunnel, segnando un gol splendido e confezionando due assist per i compagni. Sublime.

Se n’erano accorti subito che quel ragazzino della provincia di Setubal non era roba ordinaria: velocissimo e con un sinistro che è un sussurro per il pallone, capace di cambiare traiettoria in mezzo centimetro ubriacando l’avversario da fermo e di diventare imprendibile in campo aperto. Sussurri che cominciavano di mattina in strada: finte ai compagni, agli amici, a tutti quelli che si ritrovava davanti per andare a scuola. E quella capacità di dipingere col pallone smorfie esterrefatte sul volto degli avversari gli vale l’ingaggio, giovanissimo, con lo Sporting Lisbona: Aurelio Pereira praticamente lo “adotta”, perché la classe debordante di quel ragazzino rischia di trasformarsi in un mostro. Non mancano “ciocchi” e tirate d’orecchie: ma Paulo è troppo forte, secondo Pereira il calciatore con più amore per la palla mai visto e detto da chi per primo ha creduto in Cristiano Ronaldo… Futre esordisce a 16 anni, e in una stagione gioca 21 volte segnando tre gol. Prova a chiedere un piccolo aumento, ma la dirigenza biancoverde risponde picche, e allora su di lui si fionda il Porto.

Con i Dragoes Futre diventa poesia pura: vince due campionati, giovanissimo, guadagna la nazionale e soprattutto porta la squadra a vincere, da sfavorita, la Champions League del 1987. A quel punto diventa il favorito per il pallone d’oro, che invece vince Gullit, con Futre che accusa Berlusconi di aver influenzato la votazione. Diventa oggetto del desiderio di tutti: lo vuole l’Inter, lo vuole la Juve, il Napoli, il Genoa…la spunta quel furbacchione di Jesus Gil che lo porta all’Atletico Madrid. Coi colchoneros Paulo ispirerà, come detto, racconti e storie di quelle che diventano immortali per i tifosi: normale, se l’Atletico, all’epoca davvero seconda squadra di Madrid, arriva a strappare trofei e a battere gli acerrimi rivali del Real persino in casa loro. E tutti sognano di assicurarsi la bellezza di quei dribbling per i propri tifosi: addirittura Futre si ritroverà il presidente romanista Viola in casa. Ma Gil è innamorato di quel ragazzo: non lo vende, non lo vende finché si incrina il rapporto tra Futre, l’allenatore e il resto della squadra. Lo accusano di scarso rendimento, ed è anche vero: si allena poco, arriva tardi, gli piace tantissimo dormire, sarebbe capace di farlo anche per dodici o tredici ore di fila se ne avesse la possibilità.

Allora Gil capisce che non può seguire il cuore: lo cede al Benfica, ma non va granché, e allora passa al Marsiglia; ma da un lato Futre prosegue nel momento no, dall’altro non è certo un momento sì per la squadra di Tapie, il 1993. E allora? E allora c’è Franco Dal Cin: era riuscito a portare Zico a Udine, nel 1993 era alla Reggiana e l’idea di un altro colpo pazzesco gli piace. Per 5 miliardi di lire riesce a prendere Paulo, a novembre, e portarlo in quella squadra inguaiata in classifica. Futre dal canto suo ritiene che a 27anni l’Italia, in una squadra senza grosse pressioni, sia l’ideale per rilanciarlo: l’esordio è da sogno, contro la Cremonese prende un pallone, ci danza sopra rimbambendo l’avversario di turno e sparando un sinistro in porta che vale il vantaggio.

Ma dietro l’angolo c’è il destino: Futre è “on fire”, sprinta sulla destra e si beve Pedroni che però entra in scivolata, in maniera scoordinata più che cattiva e Paulo cade male però e resta a terra. L’infortunio è gravissimo: si parla di tre mesi e invece rientrerà solo l’anno dopo. Mostrerà sprazzi di classe e 4 gol, che però non serviranno a salvare la Reggiana. A quel punto un notorio estimatore del talento e della bellezza, Silvio Berlusconi, decide di portarlo al Milan, prima per una tournée estiva, poi lo ingaggia, stuzzicato dall’idea di vedere assieme Futre, Savicevic, Baggio, Weah. Scenderà in campo solo 70 minuti all’ultima giornata, contro la Cremonese, tormentato dai problemi al ginocchio. Da lì giocherà poco, al West Ham, poi all’Atletico di nuovo, infine in Giappone, dove chiuderà una carriera che l’avrebbe potuto vedere ben più in alto. Icona per tutti gli esteti dell’epoca, cacciatori di vhs per l’assenza del satellite, Futre dopo il ritiro farà di tutto: persino il modello su Playboy, visto che è anche un bell’uomo. Gusti, in ogni caso. Gli stessi che ai calciofili già in attività a quei tempi non lasciano dubbi: molto più conturbanti quelle finte, quelle carezze al pallone, quei gol al Real che gli valevano le parole calde di Almudena Grandes.

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