Con i piedi, con la testa…e nonostante tutto ciao ciao Serie A. Nonostante una doppietta segnata da difensore, esattamente 20 anni fa, e tante partite giocate ottimamente. Peccato. Peccato per la retrocessione, peccato perché la Serie B equivale a rinunciare a quel calciatore che è un monumento del pallone europeo e peccato averlo visto all’opera a Lecce soltanto a 34 anni. Sì perché l’avrebbe dovuta indossare ben prima, undici anni per l’esattezza, la maglietta giallorossa GheorgheGicaPopescu. Certo, pure a 34 anni il difensore ed ex centrocampista rumeno, secondo nel grado di “leggendarietà” in patria solo all’altro GheorgheGica”, ovvero Hagi, è un bel vedere per il Lecce: a guidare la difesa come un colonnello, a scegliersi spavaldo il 10 sulla maglietta e a proporsi in attacco proprio come in quella trasferta di 20 anni fa a Bologna, segnando anche due gol.

Tant’è che lo stesso dg leccese, Pantaleo Corvino era entusiasta di averlo strappato al Galatasaray: “È un colpaccio, è l’uomo da mettere al centro della difesa”. Vero, e che fosse un colpaccio l’aveva intuito per la verità anche il compianto Franco Jurlano undici anni prima, quando Gheorghe non aveva ancora i crismi del monumento ma era solo un giovane promettente del Craiova, in prestito non proprio concordato alla Steaua di Ceausescu. Un centrocampista di quelli che ogni allenatore vorrebbe: fortissimo fisicamente ma anche elegante e soprattutto di una evidente intelligenza tattica. In patria col Craiova si nota subito che quel giovanotto è uno dei migliori esemplari di quella fortunatissima annata che ha prodotto gli Hagi, i Petrescu, i Lacatus e i Dumitrescu, tra gli altri. E dunque è giusto farcelo giocare assieme alla Steaua.

In prestito. E che il Craiova accetti di dar via in prestito il suo uomo migliore è presto spiegato dal fatto che la Steaua è di proprietà del dittatore Ceausescu. E per la verità, ma questo si scoprirà solo dopo, anche “Gica” avrebbe avuto qualche affinità col regime, essendo entrato in contatto con la “Securitate”, la polizia segreta rumena. Già: secondo uno storico sarebbe stato addirittura una spia. Nel merito Popescu prima ammette di aver stilato rapporti (“ma scrivendo solo cose positive”) su alcuni compagni e poi ritratta, ma sul suo ruolo di informatore ci sarebbero pochi dubbi. Il giovane Gheorghe vince alla Steaua, ma non gli piace stare lì e torna al Craiova nonostante cerchino di forzarlo a restare a Bucarest con metodi da regime.

Va al mondiale in Italia nel 1990 e diventa uno dei gioielli di quella grande bottega: lo vorrebbe il Lecce, e Jurlano si vanta anche di avere la firma sul contratto. L’occhio del massimo dirigente leccese (e di Mimmo Cataldo) è ancora una volta lunghissimo in fatto di buoni calciatori: con Barbas, Pasculli e Mazinho c’erano riusciti, con Tiganà, Alemao e appunto Gica Popescu dovettero fermarsi al quasi. Già, perché Popescu al Lecce ci arriverà 11 anni e una carriera da urlo dopo: finirà al Psv, dove vincerà 2 campionati olandesi e conoscerà Bobby Robson, con cui instaurerà un rapporto quasi filiale. Poi passerà al Totthenam e un anno dopo al Barcellona, dove troverà prima Joahn Cruijff (“a cui se fosse stata una donna avrei chiesto ogni giorno di sposarmi” dirà Gica) e poi ancora Robson ma soprattutto le vittorie: la Coppa delle Coppe e la Supercoppa di Spagna.

Diversamente da Robson e Cruijff, Luis Van Gaal non andrà granché a genio a Popescu che si trasferirà in Turchia, al Galatasaray. Uscita dai radar del calcio che conta? Tutt’altro: Gheorghe sarà una colonna di quella squadra che con Terim arriverà sul tetto d’Europa, vincendo praticamente sempre in Turchia e arrivando ad alzare anche la Coppa Uefa nel 2000 in finale contro l’Arsenal di Wenger. E Popescu in quella finale è quello che tira e trasforma l’ultimo calcio di rigore, decisivo per alzare la Coppa. Sarà protagonista anche qualche mese dopo, quando con la squadra turca vincerà anche la Supercoppa Uefa ai danni del Real Madrid. Sarà l’ultima partita con la maglia del Galatasaray: i turchi sono senza soldi e non riescono più a pagare il ricco stipendio di Popescu, che quando si presenta l’opportunità di andare in Salento, 11 anni dopo, accetta.

La squadra reduce da un campionato sorprendente con Cavasin inizia bene: dopo 11 giornate è decima, ma poi inanella una serie di sconfitte e risultati negativi che la relegano in zona retrocessione. L’arrivo di Delio Rossi non basta e i salentini retrocedono, con Popescu che non volendo scendere in B torna prima in patria alla Dinamo e poi chiude la carriera all’Hannover in Germania. Appese le scarpette al chiodo avvia la carriera di procuratore accanto ai fratelli Becali: sarà condannato a 3 anni per una vicenda di evasione fiscale alla vigilia della sua elezione a presidente della Federcalcio rumena. Risolti i suoi problemi giudiziari è entrato a far parte del Governo rumeno diventando consigliere per lo sport: difesa, centrocampo, federcalcio o Governo, l’abilità a stare in mezzo Gica l’ha sempre avuta.

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