Un gol d’astuzia, poi un bel pallonetto: una doppietta che apre le danze per il 4 a 1 finale, due punti fondamentali dopo quattro sconfitte consecutive, che dai sogni di gloria alla zona retrocessione è un attimo. È un attimo pure a dire che sei un mix tra Koeman e Falcao in conferenza stampa di presentazione, la stessa in cui poco dopo esserti lamentato dei luoghi comuni, dici che gli spaghetti sono la cosa che ti attrae di più dell’Italia. Con Wilhelm detto Wim Jonk la breve avventura italiana è andata sempre più o meno così: cose buone, alcune molto buone, la doppietta di 28 anni fa contro il Lecce ad esempio, alternate a prestazioni pessime e qualche gaffe.

Nato a Volendam, grinta e fisico da centravanti, infatti partirà proprio da quel ruolo quando era un ragazzino e il pallone era poco più che un hobby da non sovrapporre totalmente al tempo dedicato a imparare qualche mestiere manuale, che non si sa mai. Ma in fin dei conti a Wim le qualità per stare in campo non mancano: a patto di retrocedere da centravanti a centrocampista. È lento, ma in un calcio in cui non c’è ancora bisogno di essere super atleti può starci. Ha un gran tiro da fuori e buona propensione all’inserimento: dalla squadra della sua città lo prende l’Ajax. La squadra è dei lancieri, lui più che altro diventa scudiero: di un ragazzino più piccolo di 3 anni, dal talento immenso e dal carattere introverso e capriccioso, Dennis Bergkamp.

Con l’Ajax vince la Coppa Uefa nel 1992 ed entra in diverse trattative di mercato…dov’è coinvolto Bergkamp. Quella più seria è con la Juventus: Boniperti vorrebbe davvero regalare il fantasista biondo a Trapattoni, ma il problema (pare) nasca proprio su Wim che Dennis vorrebbe al suo fianco. La Juve vorrebbe (al massimo) scambiarlo con Moeller, l’Ajax vorrebbe cash. E mentre la trattativa va avanti, a febbraio del 1993, il presidente interista Ernesto Pellegrini convoca una conferenza stampa. Tutti immaginano sia per riparare a una frittata comunicativa del mister Osvaldo Bagnoli dopo il derby, quando l’allenatore alla domanda “L’Inter può raggiungere il valore attuale del Milan?” replica “Come no, se Baresi e Tassotti smettono di giocare, se loro diventano scarsi e noi fortissimi all’improvviso e se arrestano Berlusconi come Craxi…”. Una battuta alla Bagnoli insomma, che però nell’Italia di allora solleva un polverone.

A sorpresa però Pellegrini di Bagnoli e Berlusconi parlerà solo a fine conferenza e per dire che era tutto chiarito: l’annuncio è l’acquisto di Bergkamp… e di Jonk. 18 milioni per il primo, 10 per il secondo. Qualcuno dice che Wim sia una pretesa di Bergkamp per passare all’Inter, ma il biondo smentisce: “Non è vero, anche se sono contento perché con lui in campo basta uno sguardo per intenderci”.E dunque Bergkamp e Jonk arrivano alla corte di Bagnoli: Wim diventa “El gionc” per il mister della Bovisa che lo rende pilastro del centrocampo. E viene ripagato: “El gionc” battezza la sua avventura italiana con un gol da 30 metri contro la Reggiana, alla prima in Serie A. Mentre il più atteso, Bergkamp, stenta a conservare l’immagine di fuoriclasse con cui è arrivato in Italia e all’Inter, Wim sembra inserirsi molto bene nei meccanismi nerazzurri, salvo infortuni che lo tengono fuori fino a dicembre.

I nerazzurri vanno avanti in Europa: qui Bergkamp gioca bene, Jonk pure con un altro gol a Bucarest nel primo turno di Coppa Uefa. Intanto in campionato la squadra inizia ad andar male: dopo il mercato importante e il secondo posto dell’anno precedente, la sesta posizione di febbraio porta all’esonero di Bagnoli, con la squadra affidata a Gianpiero Marini: scelta infelice, la squadra rimedierà 6 sconfitte in 8 partite, precipitando a ridosso della zona retrocessione. In Coppa Uefa però i nerazzurri si trasformano: ai quarti trovano il Borussia Dortmund e Jonk mette a segno un’altra doppietta che contribuirà al 3 a 1 finale per i nerazzurri. L’olandese sarà determinante anche nella semifinale di ritorno col Cagliari, con un altro gol. E soprattutto nella finale di ritorno col Salisburgo. La sua rete a Milano consentirà all’Inter di vincere la manifestazione.

Scampato per un pelo l’incubo retrocessione la seconda stagione in nerazzurro si trasforma in un incubo per entrambi gli olandesi: le prestazioni di Jonk vengono considerate addirittura irritanti, come d’altronde pure i suoi atteggiamenti (il rifiuto, con l’Inter in emergenza, di sottrarsi a un’amichevole della nazionale olandese) porteranno a volte a preferire i giovanissimi Zanchetta e Barollo a lui. Con l’avvento di Moratti si chiudono le porte dell’Inter anche per Jonk. E per Bergkamp ovviamente. Il nuovo presidente prende Ince per il centrocampo, Jonk passa al Psv in cambio di un opzione su Ronaldo, che però non sarà esercitata. Vincerà uno scudetto, una Coppa d’Olanda e una Supercoppa in maglia biancorossa, per poi concludere la carriera allo Sheffield, in Inghilterra. Alti e bassi, per un calciatore che pur non essendo né Falcao né Koeman non era certo scarso: insomma, con una Coppa Uefa vinta da protagonista l’agognato piatto di spaghetti se l’è guadagnato.

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