La “disperazione” per l’andamento del conflitto on the ground potrebbe spingere Vladimir Putin all’uso di “armi nucleari tattiche o a basso rendimento”. La Cia avverte sul rischio di un’escalation militare decisa dal Cremlino pur sottolineando che al momento gli Usa non hanno notato alcun segnale che Mosca stia preparando un attacco del genere. In un intervento pubblico al Georgia Institute of Technology, il direttore della Cia, William Burns, ha avvisato che “data la disperazione del presidente Putin e della leadership russa, date le battute d’arresto che hanno affrontato finora militarmente, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o a basso rendimento”.

Il riferimento di Burns è legato alla decisione di ripiegare dal fronte nord, vicino alla capitale, dopo la perdita delle posizioni di Irpin e Bucha e il riposizionamento nel sud e nell’est dell’Ucraina a cinquanta giorni dall’inizio dell’invasione. Ma, ovviamente, anche all’affondamento dell’incrociatore Moskva, ‘gioiello’ della Marina russa. La frustrazione dettata dalle ingenti perdite anche di uomini – già ammesse dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – potrebbe essere alla base di una virata nell’uso di armi ancor più letali per provare a imprimere una svolta alle operazioni militari, anche in vista del 9 maggio, data ritenuta cruciale perché è quella in cui la Russia celebrare il Giorno della vittoria sui nazisti nella Seconda Guerra Mondiale.

Non sembrano essere un caso, quindi, anche le nuove minacce avanzate da Mosca verso Svezia e Finlandia. “Se entreranno nella Nato, non sarà più possibile parlare di status non nucleare nel Baltico. L’equilibrio dovrà essere ripristinato”, ha detto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev, che nelle ultime settimane si è ritagliato il ruolo di falco del Cremlino. Alle parole Mosca ha immediatamente aggiunto i fatti, inviando ai confini del nord mezzi pesanti e uomini con una mossa che viene letta come un’inevitabile escalation del conflitto ucraino. Per ora si tratta di rabbiose risposte da parte della Russia ma che gli Stati Uniti non sembrano prendere “alla leggera”, stando alle parole di Burns.

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