di Stefano Briganti

Lascia privi di parole la reazione dell’occidente, che nel giro di un mese ha sviluppato più di 6000 sanzioni contro la Russia. Lo spettro è talmente vasto da toccare in alcuni casi punte di isteria e “fanatismo”. Il ventaglio economico va dall’appropriazione, si potrebbe dire un vero e proprio furto, dei fondi russi depositati nelle banche occidentali, alla violazione della proprietà privata individuale, all’isolamento di tutte le banche russe dal sistema di interscambio finanziario globale, alla impossibilità per la Russia di pagare il proprio debito sovrano, fino al divieto quasi totale di import-export. Si è persino giunti a impedire ad atleti paraplegici russi di partecipare alle olimpiadi, e a cani e gatti russi di andare a concorsi internazionali.

Lo spettro è talmente ampio e talmente incredibile che i rischi derivanti da questa guerra economica alla Russia sono, a mio avviso, almeno due: il primo è che il popolo russo si rafforzerà attorno al proprio leader e avverserà l’occidente e la sua “morale”. Chi verrà dopo Putin guiderà un Paese che comunque detesterà l’occidente e per avere l’appoggio del proprio popolo il Presidente dovrà dimostrare un pari sentimento. La ferocia della “crociata sanzionatoria” nei confronti del Paese Russia è troppo evidente ed è poco giustificabile dalla guerra. Perciò Putin, quando e se il popolo soffrirà gli effetti delle sanzioni, avrà facilissimo gioco nel dire: “Ecco mio popolo russo, figli della grande madre Russia, a questo ha portato la furia cieca delle migliaia di sanzioni, illegali, e irrispettose della nostra Patria scagliateci contro dall’occidente. Quello stesso occidente per il quale venti milioni di russi sono morti per liberarlo dal nazismo oggi si impossessa di 340 miliardi di dollari di proprietà russa per consegnarli all’Ucraina”.

Il trattato di Versailles con gli effetti scatenati nel 1930 dallo schiacciamento economico della Germania dovrebbe insegnare che è un errore da non rifare con la Russia.

Il secondo motivo è che è inimmaginabile pensare di poter isolare in una bolla un Paese che si estende sul 40% delle terre abitate del pianeta, con 140 milioni di abitanti, secondo produttore mondiale di gas e petrolio e soprattutto che possiede un arsenale nucleare almeno pari a quello occidentale. Il gas e il petrolio russo non possono venir chiusi nel sottosuolo con delle sanzioni e il gas russo ha un prezzo nettamente inferiore a quello del GNL che l’Europa pagherà agli USA. La Russia continuerà ad estrarre e li convoglierà, magari non nella stessa quantità di oggi, ai Paesi asiatici che potranno disporre di energia a prezzi migliori di quelli europei. L’industria cinese e indiana aumenterà produzione e competitività e l’Europa sarà obbligata a salire una china ripida in fondo alla quale si è cacciata da sola. Non è da persone raziocinanti pensare che non ci saranno contraccolpi di entità e natura sconosciuta, parola degli analisti economici, negli equilibri geopolitici globali ed economici soprattutto in Europa, causati da un default creato dalle sanzioni occidentali, di un Paese del calibro della Russia. Gli investimenti in valuta dei paesi occidentali saranno probabilmente considerati a “rischio” da Cina, India e Medio Oriente, in quanto l’occidente ha dimostrato di potersene appropriare per “una giusta causa” e di disporne a proprio piacimento.

Gli USA sono in una posizione “protetta” molto più dell’Europa da questi contraccolpi. Quando si concretizzeranno, indeboliranno l’Europa rendendola ancor più “atlantista” e subalterna agli USA che invece avranno guadagnato nuove ingenti esportazioni di GNL, una maggiore dipendenza europea dagli Stati Uniti e la riduzione del peso sullo scacchiere internazionale del loro “nemico” di sempre: la Russia. Biden lo ha detto agli US Top Business Managers il 25 marzo: “C’è un nuovo ordine mondiale lì fuori e noi lo guideremo”. Chi pagherà il prezzo per permettere agli USA di guidare il suo “nuovo ordine mondiale”?

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