di Giorgio Boratto

Avete visto la bandiera dell’Ucraina? La parte gialla è quella sotto e testimonia il colore del grano dei campi infiniti coltivati a granoturco. Sopra c’è il cielo azzurro, segno di pace. Il giallo dei campi non esiste più e il cielo azzurro ora è grigio e presagio di bombe. Il mais e i girasoli che si alternavano nelle distese senza fine ora sono teatro di guerra.

L’Ucraina è tutta pianura e ora i suoi campi sono minati mentre le sue grandi macchine agricole sono distrutte. I contadini ucraini ora imbracciano i fucili e ci vorrà tempo per ritornare a coltivare. Sono rimaste le donne e i bambini che hanno rubato i colori dell’azzurro per gli occhi e il giallo nei capelli a continuare la speranza di un ritorno della pace con i colori della bandiera.

Un’altra volta questa bandiera è stata vietata, troppo legata alla nazione; troppo rappresentativa di un popolo con i suoi colori. Ma ora ritornata è vilipesa. Sono i confini a far piangere e nessuna bandiera sa asciugare le lacrime. Nessun straccio di vessillo sa consolare i cuori. In guerra c’è solo il dolore e tutti i colori vengono riassunti in una casa abbattuta: un ocra infernale; un colore di terra che accoglie solo i morti.

Avete visto la bandiera dell’Ucraina? Quei colori non fateli morire; non fate che scompaiano con i loro frutti. Sono colori vivi. Sono colori primari e non vogliamo che l’altro colore, che è amore e passione, diventi solo il sangue versato in una guerra senza senso.

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