Tre anni, più di mille giorni di lotta. Trentacinque manifestazioni a Roma, più le mobilitazioni organizzate a Napoli e in Campania. “Le ricordiamo tutte, come ogni via che ci porta qui, sotto al Ministero dello Sviluppo economico. Come ricordiamo le promesse fatte da tre governi”, racconta Bernardo, uno dei 317 lavoratori licenziati della ex Whirlpool di Napoli, tornati ancora una volta nella Capitale, per chiedere certezze sul proprio futuro. Tra striscioni, slogan e mascherine con i colori della bandiera della pace, per solidarietà nei confronti dell’Ucraina, le tute blu questa volta pretendono certezze: “Napoli non molla, basta parole. Altrimenti non andremo via da qui”.
A manifestare c’è Carmen, quasi disillusa dopo tante attese tradite, ma che non ha intenzione di mollare. Anche per lei Roma è ormai la cornice di tanti viaggi in bus, tante manifestazioni per chiedere di poter tornare finalmente a lavorare: “Di ogni tavolo e vertice noi ricordiamo l’ansia, la tensione, il tempo che non passa mai. Ma per superare questi momenti dobbiamo restare uniti, compatti”, spiega. E i lavoratori ex Whirlpool sono ancora lì, almeno un centinaio, sotto a “quel ministero che non riesce a fornire risposte”.
L’ultima volta, a fine novembre, erano rimasti a oltranza sotto la sede del dicastero, tutta la notte, quando la trattativa sembrava a un passo dal fallimento. Di fronte a uno stallo, quello legato allo stabilimento di Napoli, che si trascina ormai da diversi anni. Intanto però le lettere di licenziamento dalla multinazionale erano arrivate, nonostante non fossero stati ancora definiti i tempi del nuovo Consorzio della mobilità sostenibile che dovrebbe assumere i lavoratori in uscita dopo il disimpegno da parte dell’azienda dal sito di via Argine.
Poi, c’era stato qualche passo in avanti, con la disponibilità a cedere il sito. Ma il percorso si è di nuovo interrotto, nei primi mesi del nuovo anno: “Il Mise ci ha informati che l’acquisizione dello stabilimento Whirlpool di Napoli da parte del Consorzio non si è perfezionata, poiché, oltre ai problemi urbanistici e ambientali, è stato riscontrato anche un problema strutturale. Chiediamo un intervento deciso del Governo affinché ci facciano conoscere finalmente gli imprenditori coinvolti, a iniziare da Adler che è la capofila del Consorzio, e i loro piani industriali”, avevano reclamato poche settimane fa i sindacati.
Fino al nuovo vertice di oggi: “I lavoratori sono sommersi da parole e impegni verbali. Abbiamo uno stabilimento, i soldi del Pnrr, un progetto di mobilità sostenibile: oggi vogliamo vedere i piani industriali e sapere quando i lavoratori potranno essere assunti, per iniziare da subito a formarli e riqualificarli”, ha attaccato Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom, prima dell’ennesimo tavolo. Con una richiesta precisa all’esecutivo: “Lo stabilimento venga ceduto solo a una o più imprese, pubbliche o private, in grado di garantire un progetto industriale e l’assorbimento di tutti i lavoratori. Va messo a terra con impegni da parte di ognuno, cerchiamo concretezza”.
Perché, al di là delle parole, gli ex lavoratori Whirlpool per ora hanno visto ancora poco o nulla: “Si doveva ripartire dal Sud, diceva il governo. E invece vediamo che al Meridione nulla si muove, si continua a licenziare e non si investe – spiega Donato Aiello, delegato Rsu Fiom Cgil – , ci dicano che fine farà via Argine”.
Secondo quanto emerge, il futuro del sito potrebbe passare anche per la produzione di scooter elettrici, celle fotovoltaiche flessibili di ultima generazione e app per smart city, dai semafori intelligenti all’assemblaggio di arredi intelligenti. Questi sarebbero alcuni dei progetti che le società aderenti al Consorzio Sistema Campania per la creazione di un hub per la smart mobility, avrebbero messo sul tavolo dell’incontro al Mise tra l’unità di crisi guidata da Luca Annibaletti, Invitalia e i sindacati Fim Fiom Uilm e Uglm. A presentarli la Garbet Service, la MidSummer, l’Envision e lo stesso gruppo Adler, capofila del pool di imprese. Quest’ultima, presente in videocollegamento al confronto, non avrebbe invece ancora presentato un piano. Incertezze e tempi lunghi che si scontrano però con le esigenze degli ex lavoratori Whirlpool: “Andare avanti con la Naspi è dura, soprattutto adesso dopo i rincari delle bollette. Quanto ci è accaduto è drammatico, dopo 33 anni in azienda non me lo aspettavo”, spiega ancora Bernardo.
Non è l’unico. “Siamo ancora in strada con tanta forza per lottare, ma ogni volta che veniamo qui, lasciamo le nostre famiglie, senza alcuna certezza, non sappiamo nemmeno quando faremo ritorno a Napoli”, racconta un’altra lavoratrice. Lei come tante altre resta però in prima fila, accanto allo striscione che riporta ancora la sigla Whirlpool, ora coperto con del nastro rosso adesivo: “Vedete quella x? Non l’abbiamo messa noi, ma l’azienda per la quale lavoravamo e che grazie a noi ha raggiunto obiettivi importanti. Ma ora è il governo a doverci dare delle risposte, noi da qui senza non ce ne andiamo”.
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