A due anni dal rinvio a giudizio la procura di Milano ha chiesto al tribunale di condannare gli amministratori e sodi di riferimento di San Faustin, la holding di Techint, Gian Felice e Paolo Rocca e Roberto Bonatti a 4 anni e 6 mesi e la stessa società a una sanzione amministrativa di 1 milione e 239mila euro, in quanto imputati per una presunta corruzione internazionale in Brasile. Le richieste sono state avanzata dal pm Donata Costa che ha contestato una presunta tangente di quasi 6,6 milioni di euro versata tra il 2009 e il 20014 a un dirigente della società pubblica brasiliana Petrobras in cambio di contratti di fornitura di tubi per un valore di 1,4 miliardi di euro. La procura di Milano ha proposto di confiscare quasi sei milioni di euro.

Secondo l’accusa il presunto destinatario della tangente era Renato Duque, direttore dei servizi del gruppo petrolifero brasiliano Petrobras, “affinché lo stesso compisse atti contrari ai suoi doveri d’ufficio per favorire Confab“, società all’epoca dei fatti controllata da San Faustin attraverso Tenaris, “non bandendo gare pubbliche internazionali” per 22 contratti.

Secondo la ricostruzione dei pm il denaro proveniva da “conti correnti, gestiti dagli indagati attraverso la struttura di San Faustin Lugano e alimentati attraverso utili prodotti” dalla holding del gruppo Techint e da alcune società controllate. L’ex presidente di Assolombarda era indagato dal 2016 quando è stata perquisita la San Faustin, attraverso cui la famiglia Rocca controlla la Techint, il gruppo leader nei tubi in acciaio Tenaris e l’ospedale Humanitas. Il fascicolo della Procura di Milano era nato dalle dichiarazioni di due indagati nell’ambito della “Mani pulite brasiliana” Lava Jato, maxi inchiesta sui presunte fondi neri versati da Petrobras a politici di governo e opposizione e sulle presunte mazzette di imprese di ingegneria e costruzione alla stessa Petrobras per aggiudicarsi appalti.

Rimaniamo sorpresi per le richieste formulate quest’oggi dalla pubblica accusa nei confronti di Roberto Bonatti, Gianfelice Rocca, Paolo Rocca e della società San Faustin riguardo a episodi di presunta corruzione, negli anni 2009-2013, che riguarderebbe la società brasiliana Confab e alcuni funzionari di Petrobrás. Ribadiamo che nel corso del dibattimento, come da tutti i documenti dell’indagine preliminare – si legge in una nota – non è mai stato provato alcun coinvolgimento né di San Faustin, né dei suoi consiglieri, né di alcuna società italiana nella presunta azione corruttiva in Brasile. Abbiamo quindi fiducia che il giudizio del Tribunale riconoscerà l’assoluta correttezza dei comportamenti della Società e l’estraneità ai fatti contestati dei membri del board.

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