“La Banca centrale europea è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, se fosse necessario di fronte ai rischi posti dalla guerra”, ha detto la presidente Christine Lagarde, spiegando che la Bce resta pronta a mettere in atto nuovi strumenti, se serviranno. Parlando alla conferenza ‘The Ecb and its Watchers” la presidente ha rimarcato come l’aggressione russa dell’ucraina “porto l’economia europea in un territorio sconosciuto” e come abbia “rivelato la nostra vulnerabilità collettiva che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili”. Lagarde ha affermato che “La Bce è accanto al popolo dell’Ucraina, che ha subito un orribile atto di aggressione” e che la guerra ha messo in moto nuovi fattori d’inflazione, ed è improbabile che l’area euro torni ai bassi livelli d’inflazione visti prima della pandemia. Al contrario, è “sempre più probabile” che l’inflazione di medio termine si stabilizzi sull’obiettivo del 2%.

“La calibrazione degli acquisti netti nel terzo trimestre sarà dipendenti dai dati”: ha ribadito oggi Philip Lane, capo economista della Bce riferendosi al piano, approvato dal Consiglio direttivo Bce la scorsa settimana, di porre termine agli acquisti netti di titoli se le statistiche saranno coerenti con il quadro di un’inflazione di medio termine convergente verso l’obiettivo del 2%. Lane ha affermato che ci sono ragioni per credere che l’inflazione di fondo – al netto dei prezzi alimentari ed energetici – tenderà a rallentare.

La Bank of England ha deciso oggi un nuovo rialzo dei tassi di interesse portandoli dallo 0,5% allo 0,75%, come ampiamente previsto. La decisione viene spiegata nuovamente come misura per contrastare la crescita da record dell’inflazione nel Regno Unito. C’è il rischio che l’inflazione nel Regno Unito raggiunga un picco dell’8% quest’anno, afferma la banca centrale inglese.

Ieri la Federal Reserve, la banca centrale americana, ha deciso un aumento dei tassi dello 0,25% per fronteggiare il progressivo incremento dell’inflazione salita negli Usa fino al 7,9%. La Fed ha anche preannunciato altri 7 rialzi nel corso del 2022. Le banche centrali sono alle prese con il difficile gioco di equilibrio che punta a bilanciare il raffreddamento dei prezzi senza che questo comporti eccessivi contraccolpi su una crescita economica ora esposta a nuovi fattori di incertezza. Oggi Eurostat ha corretto al rialzo la stima preliminare di febbraio. L’inflazione della zona euro è stata del 5,9% (e non del 5,8% come emerso dalla prima lettura). A spingere i prezzi sono ancora e soprattutto i beni energetici cresciuti del 32% rispetto ad un anno fa. Ieri l’Istat aveva dato conferma di un caro vita al 5,7% in febbraio per quanto riguarda la sola Italia, si tratta del valore più elevato dal 1995. L’ inflazione acquisita per il 2022 (ossia il valore che si avrebbe a fine anno in caso di variazioni nulle nei prossimi mesi) fissata al 4,3%.

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