A soli 20 anni ha vinto l’ultima edizione di “X Factor”, ma appena uscito dal talent Baltimora, nome d’arte di Edoardo Spinsante, ha messo subito le mani avanti, non pubblicando il solito Ep del vincitore. Nel cassetto c’erano delle canzoni “che avevano ancora bisogno di essere lavorate e chiuse con calma”. La calma e la gentilezza sono le caratteristiche che si notano subito in Baltimora durante l’intervista, in occasione dell’uscita del suo primo album “Marecittà”. Il cantante ha un cameo nella versione italiana del nuovo film Disney e Pixar “Red”, in streaming su Disney+ da venerdì 11 marzo mentre a maggio partirà in tour. Le tappe sono il 10 maggio a Roma al Largo Venue, il 13 maggio al Mamamia di Senigallia (AN) e il 15 maggio a Milano alla Santeria Toscana.

Come mai il tuo disco esce a tre mesi dalla vittoria a X Factor?
La mia casa discografica avrebbe voluto uscire subito con un Ep. Dopo la vittoria, con il mio gruppo di lavoro, abbiamo deciso di prenderci del tempo per pensare bene ad un progetto che fosse fatto e che poteva rivolgersi ad un pubblico che non fosse solo quello della finale di X Factor perché sarebbe stato volatile e fittizio. Ho preferito aspettare e puntare sui brani che mi piacevano davvero e quindi rivolgermi anche alle persone che non hanno visto X Factor.

Ti aspettavi di vincere?
Assolutamente no, ma nemmeno la sera stessa.

Non hai nemmeno fatto in tempo a presentarti a Sanremo…
No e mi è dispiaciuto molto, mi sarebbe piaciuto andare.

Il prossimo anno ci provi?
Sì, devo avere la canzone giusta che mi renda fiero. Però è mia intenzione andarci.

In coppia o da solo?
No, preferirei presentarmi sul palco da solo.

Perché hai scelto di fare proprio X Factor?
In realtà nemmeno volevo partecipare ad un talent. Volevo continuare con il mio percorso da indipendente e fare la mia musica. Mi intimoriva il fatto che avrei potuto incontrare nel mio percorso delle limitazioni. Invece poi ci sono andato e sono rimasto piacevolmente sorpreso proprio dalla grande libertà. Non nego che ci siano state delle discussioni, io ho anche ascoltato, ma il mio obiettivo era fare principalmente quello che piaceva a me. Ci siamo detti, con tutto il mio team, ‘andiamoci e proviamo!’.

Cosa ti ha insegnato il talent?
A comportarmi da professionista, a pensare che far musica è un lavoro con tutte regole da rispettare.

“Scusa, ma sto diventando grande. Scusa se sto diventando tanto” canti in “A luci spente”. A chi ti rivolgi?
A mia madre. È un discorso che faccio a lei che ha rappresentato tanto nelle mia vita: è stata anche l’uomo di casa e ha lavorato per non farmi mancare niente. Io sono stato un grande impegno per lei e mia nonna, abbiamo anche litigato quando ero adolescente. Quindi le chiedo scusa.

Che valori ti ha trasmesso?
A stare coi piedi per terra. Anche se spesso le vola più di me con la fantasia ma io cerco sempre di trattenerla.

Che adolescente sei stato?
Piuttosto normale, anche se a scuola ho avuto problemi quasi gravi…

In che senso?
Volevo cambiare scuola, facevo il terzo Liceo Scientifico e volevo andare al musicale. Non ce l’ho fatta, non sono riuscito a farmi bocciare nonostante avessi fatto tante assenze. Avevo voti troppo alti.

E da piccolo?
Ho vissuto tanti episodi di bullismo alle medie perché ero troppo bravo a scuola e avevo l’atteggiamento del ‘so tutto io’. Naturalmente ho cercato di smussare un po’ questo lato del mio carattere.

Nel brano Baltimora c’è la frase “Ho il mare di fianco, è normale se piango. Lasciatemi solo, di fumare son stanco”. Di cosa sei stanco?
Ho vissuto un momento difficile, nella solitudine ho trovato consigli preziosi. Diciamo che, secondo me, i momenti brutti vanno vissuti appieno ed è inutile scappare. Però sono una persona che adora la compagnia, mi piace conoscere persone nuove e costruire rapporti anche duraturi e veri.

“Marecittà” è una dedica alla tua città, Ancona, cosa ti ha dato?
Tutto. Il motivo per fare musica, le persone con cui fare musica e non fare musica, vivere tutti i giorni in modo normale. Mi ha dato l’amore, l’odio, l’educazione e banalmente la passione per la natura e il mare.

“Guardare fuori mi spaventa”, canti in “Altro”. Perché?
È quella sensazione che provo quando metto la testa fuori dal mio studio. C’è una infinita grandezza delle cose e vedo tutto come qualcosa di estranea. Inoltre della natura umana non capisco tante cose in questo periodo. La guerra per dirne una. È una delle cose più incomprensibili che ci stanno accadendo.

La pandemia non ha insegnato nulla alle persone?
No. L’essere umano tende dimenticare e a lasciare indietro le cose negative per spirito di sopravvivenza. Alcuni ne rimarranno segnati, ma non si tramanderà nel futuro questa conoscenza, questa esperienza.

Tu cosa hai imparato?
Ad apprezzare sia le piccole cose che mi mancano che una bella giornata.

Stai già pensando al nuovo disco?
Faccio musica tutti i giorni, ho tante canzoni e sto già pensando a quello che verrà dopo però ho anche imparato a fermarmi un attimo e se posso non andare in studio un giorno, non vado.

Sei rimasto secchione nell’anima?
Lo confesso, sì.

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