Boris Johnson lancia la controffensiva diritta al cuore di Londongrad, la Londra dei cleptocrati russi. L’ultimo giro di sanzioni ha colpito 7 miliardari nella cerchia più stretta del presidente Vladimir Putin, che così salgono a 18 su circa un centinaio di russi a cui fanno capo ingenti asset nel Regno Unito. Ecco chi sono:

Roman Abramovich
È il principe degli oligarchi, con una fortuna stimata attorno ai 9,4 miliardi di sterline. È famoso come proprietario del Chelsea, la squadra di Stamford Bridge che ha comprato nel 2003 e ha messo in vendita agli inizi di marzo dopo aver annusato aria di sanzioni. Sanzioni che, dopo forti pressioni internazionali su Downing Street, sono arrivate pochi giorni prima dell’approvazione ufficiale della cosiddetta legge anti-oligarchi. La vendita del Chelsea è ora bloccata, la squadra non può vendere biglietti per le partite, magliette e altro merchandising, o effettuare la compravendita di giocatori.

Si è arricchito comprando la compagnia petrolifera di Stato Sibneft negli anni novanta per 120 milioni di sterline per poi rivendere il 73% al gigante Gazprom per 9.87 miliardi di sterline nel 2005. Adesso tra le sue principali fonti di ricchezza sono le quote nel colosso dell’acciaio Evraz e nella Norilsk Nickel. A completare il suo portafoglio di beni sono lussuose proprietà immobiliari tra cui la villa da 15 stanze a Kensington Palace Gardens stimata 150 milioni di sterline.

Oleg Deripaska
54 anni, tra i più schivi e riservati degli oligarchi russi in Regno Unito, detiene azioni nel gruppo energetico En+ Group, proprietario di uno dei maggiori produttori di alluminio, la UC Rusa. La sua ricchezza è stimata in 2 miliardi di sterline ed è già stato al centro di scandali politici per aver ricevuto favori dall’ex sottosegretario al commercio laburista, Peter Mandelson, dopo averlo ospitato a bordo del suo “superyacht sul quale è salito anche l’ex cancelliere dello scacchiere conservatore, George Osbourne, insieme al responsabile della campagna di raccolta fondi dei Tory.

Igor Sechin
Ha già subito il sequestro del suo yacht ‘Amore vero’ in Francia, diventato il simbolo delle ripercussioni europee contro Putin. È considerato il braccio destro del presidente russo di cui è tra i più fedeli confidenti. Sechin è anche stato vice primo ministro dal 2008 al 2012, dopo di che è stato ricompensato dal regime di Putin con la carica a Ceo della compagnia petrolifera di Stato Rosneft che sotto la sua guida ha stretto accordi anche con la nostra Eni. Le sanzioni del governo britannico gli sono arrivate dopo quelle della Ue e degli Stati Uniti.

Andrey Kostin
È presidente della seconda banca più grande della Russia, la VTB Bank, attraverso la quale ha sostenuto il Cremlino. Ha ricevuto accuse di corruzione da uno dei principali oppositori del regime di Putin, l’attivista e fondatore della fondazione anti corruzione FBK, Alexei Navalny.

Alexei Miller
È il Ceo del gigante dell’energia Gazprom e dunque uno dei dirigenti più importanti tra i sostenitori del governo russo. I suoi legami con Putin risalgono agli anni Novanta, quando il presidente russo era il vicesindaco di San Pietroburgo.

Nikolai Tokarev
È il presidente della compagnia di Stato russa Transneft. Ha incontrato Putin per la prima volta negli anni Ottanta, quando entrambi erano ufficiali del Kgb a Dresda, nella Germania dell’Est. E da allora sono rimasti strettamente legati. Ha ricevuto sanzioni dagli Usa e dall’Unione europea.

Dmitri Lebedev
È un finanziere e presidente del consiglio di amministrazione di Rossiya, considerata una delle banche private del Cremlino, ed è definito il banchiere personale dei funzionari di Putin. È stato colpito dalle sanzioni degli Stati Uniti dal 2016.

Articolo Precedente

Guerra Russia-Ucraina, Stoltenberg: “Vogliamo evitare un conflitto tra Mosca e la Nato”

next
Articolo Successivo

Guerra Russia-Ucraina, un istruttore finlandese addestra i volontari in un rifugio sotterraneo a Kiev: le immagini

next