Per Maiia e Martin oggi sarà il quarto giorno di lezione in una scuola italiana. I due bambini, fratello e sorella, gemelli di 9 anni, sono stati tra i primi ad arrivare in Italia per fuggire dall’atrocità della guerra in Ucraina. Nel giro di qualche giorno, soprattutto nelle scuole del Nord, arriveranno decine di nuovi alunni, profughi insieme alle loro famiglie scappate dai bombardamenti. Stime, non ufficiali, parlano di 3500 bambini e ragazzi già entrati nel nostro Paese: hanno raggiunto le madri o le nonne che lavorano nelle case degli italiani. Non tutti andranno subito in classe ma entro la settimana troveranno un banco, dei compagni e degli insegnanti pronti ad accoglierli: gli uffici scolastici regionali e territoriali sono già al lavoro in queste ore per gestire al meglio questa operazione. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è stato il primo a farsi avanti: “La scuola italiana è pronta ad accogliere bambini e ragazzi ucraini – ha detto già nei giorni scorsi – Come ministero stiamo predisponendo indicazioni e risorse per sostenere le comunità scolastiche in questo impegno”. Detto, fatto: fondi per un milione di euro sono stati stanziati per il supporto linguistico e psicologico.

E c’è chi ha già spalancato le braccia ai profughi abbattendo ogni ostacolo burocratico. All’istituto comprensivo di Lozzo Atestino, in provincia di Padova, il dirigente Alfonso d’Ambrosio già oggi abbraccerà 4 bambini scappati dalla tragedia: “La cosa più bella – racconta – è che due di loro, arrivati con il papà nel nostro Paese, sono stati accolti proprio dalla famiglia di un nostro alunno. Ho fatto un appello sul canale Telegram della scuola e una mamma che parla sia ucraino che russo si è messa a disposizione. A fare da mediatore linguistico c’è anche una nostra docente che sa le due lingue”. Il dirigente si è impegnato in prima persona a fornire iPad in comodato d’uso con applicazioni inclusive di traduzione in tempo reale e ha postato in Facebook un tutorial per creare da zero un semplice traduttore italiano/ucraino. D’Ambrosio non ha atteso alcun ok dai vertici ma di fronte a quei bambini (come prevede la norma) ha dato loro ciò che gli spetta: il diritto all’istruzione.

A Novara, all’istituto paritario Sacro Cuore, domani sarà il secondo giorno di scuola per quattro bambini, dai 5 ai 12 anni, fuggiti dalle bombe sganciate su Ivano-Frankivs’k: il nonno li ha accompagnati con l’auto fino al confine con l’Ungheria per poi salire su un pulmino con nonna Lina, che lavora in Italia come badante dal 2000. Maya, invece, fino al 23 febbraio era una studentessa del liceo “numero 25” di Zhytomir, città a 120 chilometri a ovest di Kiev: oggi la sua settimana inizia al liceo artistico di Sesto Fiorentino. Lei, la madre e il fratello sono scappati la notte del 24 febbraio per raggiungere il padre italiano in Toscana. I suoi quadri sono rimasti in Ucraina. Il suo liceo non c’è più, è stato distrutto. Resta la speranza di una nuova vita. A Roma il sindaco Roberto Gualtieri ha istituito una task force con circa trenta realtà associative pronte a dare una mano.

Sul tavolo delle diverse unità di crisi, convocate dalle prefetture per oggi c’è il tema sanitario. La ministra della Famiglia Elena Bonetti in un’intervista al Messaggero ha detto che si introdurranno “percorsi dedicati alla vaccinazione”. Chi ha iniziato l’accoglienza come a Lozzo Atestino, ai nuovi arrivati, ha fatto fare un primo tampone; ne seguirà un altro tra qualche giorno.

I bambini fuggiti dall’Ucraina sono arrivati in molte regioni. La pressione è ovviamente soprattutto sulle Regioni di confine, come il Friuli Venezia Giulia, dove al momento si sono fermati in una sessantina. “Ho chiesto – spiega la capa dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame – ai dirigenti scolastici di garantire l’iscrizione in corso d’anno di tutti i minori in obbligo scolastico. Stiamo monitorando anche il fabbisogno finanziario per i mediatori linguistici e culturali”. In Trentino Alto Adige l’assessore provinciale al Sociale della provincia di Bolzano Waltrad Deeg ad una emittente locale ha spiegato: “Con la protezione civile e le associazioni stiamo organizzando l’accoglienza sia nelle scuole italiane, sia in quelle tedesche che ladine di ogni ordine e grado. Siamo pronti a tutti gli scenari possibili”. Parole confermate a ilfattoquotidiano.it dall’assessore alla Scuola italiana Giuliano Vettorato.

In Veneto i profughi oggi non potranno ancora andare a scuola, ma l’assessora Elena Donazzan è al lavoro: “Le scuole paritarie e professionali di ispirazione cattolica mi hanno già dato la loro disponibilità. Ho pensato ad un immediato inserimento negli istituti dove la manualità è protagonista per andare oltre la barriera linguistica. Per la scuola dell’obbligo supporteremo i singoli Comuni”. In Emilia Romagna venerdì scorso sono arrivate già 700 persone: “Si calcola – spiegano gli uffici della Regione – che su Bologna i bambini siano il 40 per cento della popolazione ucraina giunta in città”. Nelle altre regioni, per ora, non ci sono numeri certi. Nei prossimi giorni assessori e uffici scolastici avranno idee più chiare su quanti bambini avranno bisogno di essere accolti.

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