Le truppe russe avanzano verso Kiev, ma l’invasione voluta da Vladimir Putin sembra avere un effetto centrifugo su altri Paesi dell’area dell’Europa orientale. Nella stessa giornata sia la Moldavia, che confina con il Sud Ovest dell’Ucraina, sia la Georgia, contro la quale il Cremlino si scagliò nel 2008 rivendicando l’Ossezia del Sud, hanno presentano ufficialmente la candidatura di adesione all’Unione Europea.

Nel dare l’annuncio, i georgiani hanno sottolineano che il loro è uno “Stato europeo e continua a dare il suo valido contributo per la protezione e lo sviluppo”, ha spiegato il primo ministro Irakli Garibashvili. A spingere i due Paesi potrebbe essere stata la paura di essere i prossimi Stati a finire nel mirino di Putin. Un’ipotesi che, oltre al premier ucraino Volodymyr Zelensky, ha esplicitato a chiare lettere anche il nunzio apostolico di Tbilisi, l’arcivescovo portoghese José Avelino Bettencourt, nominato da papa Francesco quasi 4 anni fa: “La popolazione dice che la Georgia sarà la prossima, ricordando l’occupazione dell’Ossezia nel 2008”, ha detto al giornale portoghese Correio da Manha ricordando che “ogni giorno ci sono manifestazioni contro l’invasione russa dell’Ucraina”.

La richiesta della Moldavia è invece arrivata nelle ore in cui il flusso dei profughi dall’Ucraina sta assumendo numeri sempre più imponenti. Oggi le autorità di Chișinău, che hanno anche proibito la ritrasmissione di programmi delle emittenti tv russe, hanno ricevuto la visita del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, e dell Commissario europeo agli aiuti umanitari, Janez Lenar. La visita del ministro, sottolinea il ministero degli Esteri francese, “coincide con la fornitura alle autorità moldave di un primo dono di circa 40 tonnellate di materiale umanitaria di emergenza”. Le Drian ha definito una “minaccia grave per la sicurezza e la stabilità di tutta la regione” la decisione russa di invadere l’Ucraina, che porterà la Moldavia a dover “far fronte a una situazione umanitaria particolarmente difficile”.

La richiesta di Georgia e Moldavia segue quella del Kosovo, che ha chiesto di essere presto integrato nella Ue e nella Nato e sostenuto che crescono le preoccupazioni sulla possibilità di un allargamento della crisi ucraina. Per il premier Albin Kurti, Putin potrebbe scatenare una guerra anche nei Balcani occidentali, trasformando tale regione in un “campo di battaglia con le democrazie occidentali”. Il premier è tornato quindi ad attaccare la Serbia, unico Paese in Europa insieme alla Bielorussia, che si rifiuta di aderire alle sanzioni alla Russia. Una situazione questa a suo dire preoccupante per la sicurezza regionale, con Belgrado che continua a non voler riconoscere il Kosovo e che mantiene stretti rapporti con Mosca.

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