Cinema

Berlinale, una teneeger obesa e una famiglia troppo stretta da abitare: il film Calcinculo è ammirevole. Carpenzano magnifico genderqueer

Senza colpire per originalità narrativa o drammaturgica, la pellicola è ammirevole per la sua coerenza interna capace di soddisfare i codici testuali messi in forma, ma soprattutto per mantenere alto il senso dell’incanto. Nelle sale italiane dal 10 marzo

di Anna Maria Pasetti

Una teenager obesa, una genderqueer nomade e una famiglia troppo stretta da abitare. Essere randagia, allora, può diventare la soluzione più immediata per prendere la vita a “calci in culo”, prima che sia la vita a farlo.

Chiara Bellosi, classe 1973, è un’affezionata alla Berlinale: già il suo primo lungometraggio di finzione, Palazzo di giustizia, compariva nel 2020 al festival diretto da Carlo Chatrian nella sezione Generation 14+. Con Calcinculo transita nella sezione Panorama dell’edizione 72ma della kermesse berlinese (10-16 febbraio) ed è una bella notizia per lei e per il cinema italiano.

Perché questa fiaba “che gioca con la realtà” ha il pregio di evitare l’orrida pratica delle spiegazioni. Un gesto estetico e politico che Bellosi aveva già abbondantemente compiuto con Palazzo di giustizia dove il vero protagonista era il “fuori campo”. Con Calcinculo l’operazione è quasi opposta perché tutto il senso giace in ciò che è mostrato ma giammai spiegato.

Scritto da Maria Teresa Venditti e Luca De Bei, il film è il racconto di due grandi occhi blu che osservano, più che quello di una 15enne obesa che soffre maggiormente le frustrazioni della madre irrigidita in un fisico nervoso che non i suoi kili di troppo. Dentro allo sguardo di Benedetta si manifesta un mondo tutto da scoprire fatto di “oggetti insensati, personaggi strambi, posti pieni di fascino ma sempre un po’ inquietanti” per dirla con la regista. Ed è l’universo della fiaba “in costante espansione” che si oppone a quello della favola “triste, asciutta e barbosa, con la sua morale inesorabile in chiusura”.

Sintonizzandosi sulle parole di Bellosi, in effetti Calcinculo si esprime nella scoperta senza giudizio, nell’attestazione degli accadimenti esistenziali dentro la cornice del Romanzo di formazione e del parziale road movie in senso molto ampio. Nella provincia romana Benedetta (la prodigiosa esordiente Gaia Di Pietro) è un’adolescente come altre, forse un po’ troppo in carne (il film si apre con la bilancia che la pesa in visita medica con la madre in ansia) ma dotata di diversi talenti “nascosti”, pronti a emergere nel corso del lungometraggio. Il suo viaggio esplorativo della vita, che poi è il classico percorso evolutivo adolescenziale, parte dal distacco psicologico dalla madre (Barbara Chichiarelli, apprezzata in Favolacce dei D’Innocenzo e nella serie tv Suburra) e inizia con l’incontro con lo svitato personaggio non binario di Amanda (il sempre formidabile Andrea Carpenzano). Basta un attimo ai due per costruire una complicità che sa di “amiche da sempre”, cioè istantanee. Amanda è sfaccettata e imprevedibile come una farfalla formato umano “le farfalle durano solo una settimana, vivono solo per farsi belle, ho detto tutto” è il suo motto che trasmette a Benedetta. Vive nomade su una roulotte che si muove assieme alle giostre: è una freak, certo, ma l’unica in grado di leggere nel mistero dello sguardo di Benedetta.

Senza colpire per originalità narrativa o drammaturgica, Calcinculo è ammirevole per la sua coerenza interna capace di soddisfare i codici testuali messi in forma, ma soprattutto per mantenere alto il senso dell’incanto, quello che permette a Bellosi di distrarsi dalle logiche famigliari ed entrare nell’universo della giostra e della fuga d’amore o d’amicizia che dir si voglia. Particolarmente riuscita è la scrittura del personaggio di Amanda, lontano da stereotipi del gender storytelling e assai vicino alla vibrante e commovente umanità.

Calcinculo, prodotto da tempesta con Rai Cinema in coproduzione con gli svizzeri di Tellfilm e RSI uscirà nelle sale italiane per Luce Cinecittà il 10 marzo.

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