Avete mai affittato un marito? Io l’ho fatto di recente ed è stata un’esperienza d’amore, un’esperienza straordinaria! Stiamo parlando di uomini che sanno fare tutti i lavori di casa, sono una specie di mister Wolf tarantiniano della casa: risolvono i problemi, ogni tipo di problema legato al funzionamento delle nostre case, qui in Lombardia vanno alla grande, non so se ci siano anche nelle altre regioni italiane.

Si tratta di una S.r.l. che si è data proprio questo nome: Marito in affitto. Generalmente sono uomini che hanno perso il lavoro o si sono licenziati, e per dare il pane alla propria famiglia si sono reinventati “tuttofare”, io vivo a Milano e ogni marito copre una zona della città. Questo sabato mi sono deciso, ho chiamato un marito in affitto dato che io so a malapena avvitare una lampadina, ma già svitarla potrebbe crearmi dei problemi logici. Si è presentato alla mia porta Giuseppe, padre di due figlie, palermitano, e naturalmente marito di una moglie, immagino.

“Giuseppe, senti, la situazione è questa: il rubinetto della cucina perde, la porta finestra non si chiude bene, il calorifero del mio bagno non funziona da tre anni, la porta scorrevole del bagno è ben poco scorrevole, puoi aiutarmi?”. Giuseppe ha dato un’occhiata veloce e mi ha detto: “Non c’è problema, torno subito”. E’ tornato con una cassetta degli attrezzi enorme, dentro c’era il mondo, il mondo delle riparazioni. Mi sono messo a osservarlo con lo stupore di un bambino, pochi gesti precisi e netti e tutto andava magicamente a posto, in circa tre ore ha risolto tutto, e dato che era l’ora di pranzo si è fatto pure tentare dalla parmigiana di melanzane di mia mamma. Ci siamo anche fumati una sigaretta in balcone, ha voluto sapere che cosa facessi nella vita, forse incuriosito dal mio aspetto artistoide (panama in testa e occhiali scuri), gli ho detto che nella vita non faccio nulla ma cerco di fare qualcosa per la vita, non è sembrato convinto dalla mia risposta ma non ho percepito alcun giudizio negativo nei miei confronti.

Mi ha chiesto 120 euro, e mi è sembrato un prezzo onesto, avevo solo cento euro, sono salito sul suo furgone per andare al primo bancomat disponibile, il bancomat mi dice che la mia carta è stata bloccata, guardo Giuseppe che mi attende sereno nel suo furgone, si profila una figura di cacca colossale, non mi arrendo, forse ho tentato di prelevare troppo, provo con una cifra inferiore e finalmente escono due pezzi da 50, figura di cacca evitata in extremis, saluto Giuseppe, ci stringiamo la mano, e lo vedo allontanarsi verso nuove avventure. Mentre torno a casa mi arriva un messaggio di Ethel: non mi va di farti spendere altri soldi dopo questi 120 euro, rinunciamo al ristorantino, compra metà zucca, due porri, due patate, delle cipolle e ti faccio un passato di zucca fenomenale, ceniamo a casa a lume di candela, va bene così.

Per fortuna ho una donna comprensiva, mi sono innamorato di lei perché all’inizio della nostra storia mi disse “promettimi che non lavorerai mai”. Eppure sulla strada del ritorno verso casa, verso la mia casa riparata da Giuseppe, mi è venuta una specie di tristezza. “Riccardo, ma è possibile che non riesci a guadagnare un euro? Sei laureato in filosofia, fai video ritratti, scrivi aforismi e poesie, e non riesci a offrire alla tua donna nemmeno una cenetta al ristorante”. Allora ho chiamato mamma: “Mamma, ho fatto fare alcune riparazioni a casa, sono rimasto con 80 euro, capisci? 80 euro e devo arrivare alla fine del mese, questa benedetta fine del mese del cavolo! Non credi sia giunto il momento di darmi un aumento sul bonifico mensile? Non posso nemmeno invitare fuori a cena Ethel!”.

Non vi dico che cosa ha risposto mamma, meglio di no, ci sono forse dei minorenni che mi stanno leggendo. Ethel mi ha detto che mi devo ingegnare, non ha usato la parola lavoro, sa che è una parola che mi fa venire i brividi, ma ha detto che mi devo ingegnare per guadagnare qualche soldo. E se fondassi una S.r.l chiamata Poeti in Affitto? Immaginate di avere un’anima sgocciolante come un rubinetto, immaginate un cuore fuori asse, una noia crudele dentro una domenica pietrificante, mi chiamate e arrivo io col panama e gli occhiali scuri, arriva Ricky Farina a “ripararvi” con una poesia, un pensiero, un gesto totalmente inutile ma bello, bellissimo, indimenticabile, e magari accendo la videocamera e vi faccio un ritratto che ricorderete per sempre, che vi denuderà fino al midollo del vostro essere, così potrei tornare da Ethel con i miei quattro soldi e offrirle una cena. No?

Poeti in Affitto, un’altra idea da cestinare, ma chi vuoi che senta sgocciolare la propria anima? Riccardo, accettati per quello che sei e non sei, e augura lunga vita a Milena, tua madre.

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