È Roberto Gualtieri lo “spendaccione” della campagna elettorale delle ultime elezioni amministrative. Il sindaco di Roma, nel rendiconto presentato alla presidenza del Consiglio comunale e alla Corte d’Appello della Capitale, con i suoi 908.514,22 euro di spese dichiarate stacca i colleghi delle altre grandi città italiane. Gualtieri registra uscite quattro volte superiori anche al riconfermato sindaco di Milano Beppe Sala che, in questa classifica, si posiziona inaspettatamente al terzo posto.

Le spese rendicontate dal primo cittadino della Capitale sono 736.394,77. La cifra supera i 900mila euro perché le spese per sedi, viaggi, soggiorno e telefonia vanno calcolate, secondo la normativa, con un metodo forfettario (cioè il 30% delle altre spese rendicontate). Alla data di firma della dichiarazione di rendiconto delle spese di Gualtieri, il 10 gennaio 2022, rimangono ancora da pagare alcuni creditori per un totale di 144.553,25 euro. Cifra che sarà totalmente pagata dal Pd di Roma che si è assunto l’impegno, come si legge nel rendiconto.

Lontano dalle cifre di Gualtieri troviamo Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha rendicontato spese per un totale di 217.903,39 euro. Una somma molto inferiore non solo a quella del collega romano ma anche a quanto speso dallo stesso Sala durante la campagna elettorale del suo primo mandato. Nel 2016, infatti, il sindaco milanese dichiarava spese per 745.368,80 euro, simili a quelle affrontate da Gualtieri nella tornata elettorale dello scorso ottobre.

Era stato lo stesso Sala a sottolineare che, per il suo secondo mandato, avrebbe impostato la campagna elettorale diversamente: “Le mie spese saranno un quarto di quello che spenderà Bernardo”, aveva dichiarato a pochi giorni dal voto. Il pediatra candidato del centrodestra, sconfitto poi al primo turno con oltre 25 punti percentuali di distacco, avrebbe infatti dovuto contare su oltre 800mila euro di finanziamenti, almeno secondo i bilanci di previsione depositati, prima della tornata elettorale, dalle liste a suo sostegno. Ma qualcosa è andato storto e a poche settimane dalle elezioni divenne famoso l’audio inviato su Whatsapp dallo stesso Bernardo ai vertici delle liste che lo sostenevano. “Se entro questa settimana non arrivano da tutti i partiti almeno 50mila euro a testa per andare avanti con la campagna elettorale, lunedì mattina convoco una conferenza stampa e mi ritiro”, minacciava il primario di pediatria al Fatebenefratelli.

Scoppiata la polemica i partiti (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) cercarono di tranquillizzare il loro candidato, con la promessa di immediati bonifici. Ma come sarà andata? Essendo Bernardo attuale consigliere comunale a Milano anche il suo rendiconto delle spese elettorali è stato pubblicato: obbligo previsto dalla legge per chi ricopre cariche politiche. Il medico del centrodestra ha rendicontato solo 77.807 euro. Un terzo di quanto speso dal suo competitor e dieci volte in meno rispetto alle previsioni. Cifra vicina, addirittura, a singoli candidati alla carica di consigliere comunale di Milano. È il caso dell’attuale assessore alla Casa e Piano Quartieri, Pierfrancesco Maran, che dopo avere registrato il record di preferenze, rendiconta una spesa di quasi 60mila euro.

Tornando ai sindaci eletti nella tornata di ottobre 2021, anche Stefano Lo Russo ha speso più di Beppe Sala, anche se di poco: il primo cittadino di Torino, esponente del centrosinistra, ha investito infatti in questa campagna elettorale 219.010,33 euro. Sotto la soglia dei 200mila euro, invece, la spesa per l’elezione del sindaco di Napoli: Gaetano Manfredi per la sua campagna elettorale che lo ha visto vincere sostenuto dall’alleanza Pd-Movimento 5 stelle, ha rendicontato 189.520,44 euro. Sostenuto anche lui dall’alleanza giallorossa, il sindaco di Bologna Matteo Lepore rendiconta spese per 130.288,46 euro, di cui effettivi 101.848,40. A chiudere il quadro dei capoluoghi di regione che hanno rinnovato le amministrazioni a ottobre, c’è Trieste. A differenza però degli altri primi cittadini, Roberto Di Piazza ha organizzato una campagna elettorale low cost. Le spese dichiarate dal candidato del centrodestra, riconfermato sindaco al ballottaggio, si attestano a soli 15.660,41 euro.

Una cifra, questa, superata da molti altri sindaci di città capoluogo di provincia eletti pochi mesi fa. Tra questi, spiccano i 71.774,30 euro del riconfermato primo cittadino di Varese, Davide Galimberti (centrosinistra), seguito da Jamil Sadegholvaad, il sindaco di centrosinistra di Rimini che ha investito nella tornata di ottobre 69.340,44 euro.

Il sindaco di Savona, Marco Russo (anche lui centrosinistra), ha dichiarato invece oltre 50mila euro di spese. A Grosseto sono serviti 47.711 euro per la campagna elettorale che ha portato alla riconferma di Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sostenuto dal centrodestra. Poco meno invece, 40.725,05 euro per l’esattezza, sono le spese affrontate da Michele De Pascale per la riconferma a sindaco di Ravenna sostenuto da centrosinistra e Movimento 5 stelle. A chiude il quadro c’è l’ex ministro Clemente Mastella che per la riconferma al ruolo di primo cittadino di Benevento ha speso 35.632,32 euro. Nel suo rendiconto viene precisato che, di questi, 25mila euro sono erogazioni dello stesso candidato.

Articolo Precedente

“L’hashtag DiMaioOut? L’ho lanciato io, non i robot”. Gli utenti dietro al trend: “Siamo elettori delusi”. Il complotto “contiano”? Fake news gonfiata dai media

next