Emiliano e comunista? “Chi non lo è stato? Noi di quelle parti siamo sempre stati sinistroidi… Non voglio parlare di politica, ma io sono cresciuto nei Festival dell’Unità, era bello perché si imparavano tante cose, c’erano le azdore (le massaie che governano la cucina) che preparavano tagliatelle, tortellini, quintali di ragù… È stata una scuola”. A parlare così è Bruno Barbieri che si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. La passione per la moda ereditata dalla mamma e diventata poi per lui quasi un “marchio di fabbrica” (indimenticabile l’abito giallo sfoggiato in una delle prime puntata di questa edizione di Masterchef), il rapporto complicato con il padre e naturalmente la cucina portata in tv con Mastechef. Un ‘lavoro’, quello fatto dal cooking show, secondo lo chef positivo: “… Chiunque abbia visto MasterChef ha cambiato la propria anima gastronomica: una volta la gente andava al ristorante per riempirsi la pancia, oggi fa le analisi, critica i piatti, mette in discussione gli chef. Oggi le persone sono più informate, non puoi raccontargli palle, gli chef devono stare attenti. Ma di una cosa sono sicuro: se racconti la verità la vita ti premia sempre”. Un passaggio su Quattro Hotel e poi sul docufilm Sosia- La vita degli altri in onda su Sky da febbraio: “Più di dieci anni fa non immaginavo che un giorno sarei stato imitato, che alcune persone volessero vestirsi come me, essere me. Tutto questo da una parte mi ha fatto capire che sono diventato un personaggio pubblico; dall’altra mi carica addosso una grossa responsabilità”. Il sogno? Un film con Johnny Depp: “Credo che lui sia un po’ come me, è una persona eclettica, un trasformista, e io mi sento così. Riesce a cambiare i propri personaggi, sa cambiare nei suoi lavori, è gioioso, divertente, fuori dagli schemi. Sregolato come noi chef”.

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