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I Fatti Vostri, Paola e la figlia neonata scambiata in culla: “L’ho allattata e coccolata, poi mio marito se ne è accorto. Sono rimasta pietrificata”

Il racconto della signora a Salvo Sottile: "Io stavo malissimo, appena mi avvicinano alla bambina mi saliva una paura grande, tremavo, mi girava la testa. Ero entrata in un panico totale"

di F. Q.

Poche ore dopo il parto era andata a prendere la sua bambina. L’ha coccolata e allattata, scattato foto per farla vedere ai parenti e invece, non era sua figlia. Il motivo? Uno scambio di culle. Siamo all’ospedale Fondazione Poliambulanze di Brescia. A raccontare il fatto è stata la signora Paola, intervenuta a I Fatti Vostri durante la puntata di oggi 28 gennaio. “Ho partorito i primi di ottobre all’1.55 di notte. Il parto è andato bene, ho abbracciato la mia quarta figlia per un attimo, per la questione Covid ho dovuto attendere il tampone. Il mattino successivo mi hanno portato in reparto perché non c’erano posti letto, qui ho atteso un pochino per il tampone. Una volta giunta la notizia che potevo vedere mia figlia, sono andata alla nursery a prendere la mia bimba“, ha esordito.

Poi ancora ha spiegato al conduttore di Rai 2 Salvo Sottile: “Mi hanno aperto, mi hanno consegnato mia figlia dicendomi che l’avrei potuta portare in camera. Sono andata in camera, l’ho guardata, baciata , abbracciata, coccolata e nutrita. Ho chiamato parenti, fatto foto e pubblicate sui social”. Ad accorgersi che la bambina non era la loro è stato il marito: “In una videochiamata mi disse che la bambina sembrava un pochino più grande, però io pensavo che magari con il telefonino, sa… non si vedeva bene, io non riuscivo a capire le sue parole. Poi avevo riconosciuto che aveva l’angioma sull’occhietto, proprio quello che avevo notato fin dall’inizio”.

E ancora ha spiegato: “Vidi che la bambina non aveva il braccialetto e controllai il numero nella culla e lo trovai: non corrispondevano. Lì mi è venuto un tuffo al cuore, sono rimasta pietrificata. Non sapevo quale fosse la mia bambina, dove fosse. Nulla. Quando mi accorsi che non c’era il nome sul braccialetto, chiamai un’infermiera per avere chiarimenti”. In seguito ha raccontato: “Abbiamo chiesto un test del Dna ma mi hanno detto che ci vogliono due mesi. Due mesi con una bimba che forse non era la mia? Non sapevo come reagire. Io stavo malissimo, appena mi avvicinano alla bambina mi saliva una paura grande, tremavo, mi girava la testa. Ero entrata in un panico totale”. Infine l’avvocato della signora, la dottoressA Tramacere, ha concluso: “Sono in corso delle trattative stragiudiziali. L’ospedale ha riconosciuto l’errore ma non ha accettato richieste di risarcimento, per il momento sta facendo altre valutazioni”.

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