Sono passate poco più di 12 ore dalla consegna delle risposte americane e Nato alla richiesta di maggiori garanzie avanzata dalla Russia. Risposte che avrebbero dovuto rappresentare un nuovo punto di partenza di un dialogo volto a una rapida de-escalation al confine tra la Federazione e l’Ucraina. Invece, in mattinata dall’esecutivo di Mosca è arrivata quella che è a tutti gli effetti una bocciatura: “Nato e Stati Uniti, nelle risposte trasmesse ieri sera a Mosca sulle garanzie di sicurezza, non hanno chiarito le preoccupazioni principali espresse dalla Russia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, aggiungendo che le risposte sono una base che “permette di avviare una conversazione seria, ma su argomenti secondari“, mentre “in questo documento non vi è alcuna reazione positiva sulla questione principale” che per noi è la “chiara inammissibilità di un’ulteriore espansione della Nato a est e del dispiegamento di armi d’attacco che potrebbero minacciare il territorio della Federazione Russa”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha poi precisato che le risposte sono state lette personalmente dal presidente Vladimir Putin: “Noi, lo ripeto ancora una volta, non ci affretteremo nelle valutazioni, ci vuole tempo per analizzare e, alla fine, perché il nostro presidente formuli la posizione appropriata”. Ma ha confermato i dubbi espressi da Lavrov.

Parole che non sono piaciute a Washington che evidentemente si aspettava maggior apertura da parte di Mosca. Così la Casa Bianca torna a minacciare provvedimenti pesanti e cerca di portare dalla sua parte anche la Germania, il Paese europeo meno propenso ad andare allo scontro con la Federazione per gli stretti rapporti economici che con essa intrattiene, annunciando che in caso di invasione il gasdotto Nord Stream 2 verrà bloccato. Un tasto dolente sia per Mosca che per Berlino, visto che nei piani dovrebbe diventare uno dei canali di approvvigionamento europei più importanti. “Voglio essere molto chiaro – ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price – Se la Russia in un modo o nell’altro invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti”, ha detto aggiungendo che gli Stati Uniti “lavoreranno con la Germania per garantire che (il gasdotto) non vada avanti”. La conferma arriva anche dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che parlando al Bundestag ha affermato che la Russia si espone a “conseguenze gravi” in caso di aggressione all’Ucraina, sottolineando che le sanzioni coinvolgerebbero anche il gasdotto Nord Stream 2.

Chi da questo testa a testa potrebbe trarne vantaggio è la Turchia. Nonostante sia la seconda potenza della Nato dopo gli Stati Uniti, Ankara da anni ormai intrattiene stretti rapporti commerciali, anche in campo militare, con la Russia di Vladimir Putin. Così non sorprende che, “quando lo permetteranno i suoi impegni e la situazione della pandemia”, il presidente russo in persona volerà nella capitale turca per incontrare Recep Tayyip Erdogan per arrivare a una mediazione proprio sulla questione ucraina, dopo che il Sultano, all’inizio di febbraio, avrà incontrato il capo dello Stato di Kiev, Volodymyr Zelensky. Un ruolo, quello del mediatore, che metterebbe la Turchia alla testa della coalizione Nato sul dossier Ucraina, scalzando di fatto gli Stati Uniti.

Chi invece prosegue nella linea dura contro Mosca è la Gran Bretagna che, secondo il Telegraph, sta valutando l’invio di centinaia di militari nell’Europa dell’est. Una valutazione che, si legge, è in fase “molto avanzata” in ambito governativo.

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