Lo scorso 9 dicembre 2021 il Consiglio comunale di Roma impegnava il Sindaco Roberto Gualtieri e l’Assessore alle politiche abitative, Tobia Zevi, ad intervenire sul Prefetto al fine di aprire un tavolo per affrontare la gestione degli sfratti in esecuzione. A Roma nel 2022 sono stimate almeno 15.000 richieste. L’attività dell’Assessore Zevi ha ottenuto dal Prefetto di Roma Piantadosi la convocazione del tavolo per il 26 gennaio 2022.

La riunione del 26 gennaio ha visto la decisione dei Sindacati Inquilini Unione Inquilini, Sunia e Sicet di non partecipazione, in quanto il Prefetto nell’invito al tavolo ha coinvolto sindacati, associazioni dei proprietari, il Comune di Roma, l’Assessore regionale alle politiche abitative, ma non i movimenti per l’abitare.

Il giorno prima, il 25 gennaio, in una nota ufficiale di Unione Inquilini, Sunia e Sicet inviata al Prefetto e per conoscenza all’assessorato urbanistica e politiche abitative della Regione Lazio e agli assessori politiche abitative e politiche sociali del Comune di Roma, si afferma, apprendendo dall’invito l’esclusione dei movimenti per l’abitare di Roma, che “nel manifestare la nostra soddisfazione per la convocazione, facciamo presente che a differenza della precedente, in questa riunione sono state convocate solo alcune associazioni rappresentanti delle realtà presenti nella nostra città, e in particolare sono stati esclusi i movimenti che rappresentano un parte non indifferente del disagio abitativo”. La nota dei sindacati conclude con una richiesta forte: “Riteniamo che. al fine di poter dare rilevanza a tutte le istanze (e alle voci di queste rappresentative), sia necessaria la presenza di tutti i soggetti protagonisti, per ricercare unitariamente le soluzioni delle diverse realtà del disagio, invitando alla riconvocazione del tavolo”.

Si tratta di una presa di posizione che considero importantissima e che pone i rapporti tra sindacati e movimenti per l’abitare su un piano nuovo e dialogante.

A Roma. tra mille difficoltà. si sta tentando la strada della unificazione dei percorsi, pur garantendo ad ogni associazione, movimento, sindacato la propria autonomia, provando a dare vita ad una massa critica capace di spostare i rapporti di forza e uscendo dalla pratica dei tavoli separati e dalle divisioni, che tanto hanno nuociuto alle lotte per il diritto alla casa a Roma.

Il segnale, venuto dai sindacati inquilini e giunto sia ai movimenti per l’abitare che al Prefetto, Comune e Regione, è che non si è più disponibili a fare uno spezzatino del disagio e della precarietà abitativa di Roma. Il segnale è, altresì, che le decine di migliaia di famiglie sfrattate con la forza pubblica, quelle soggette a sgomberi, quelle collocate nelle graduatorie e più in generale quelle costrette alla precarietà abitativa sono un unico fronte e che non saranno più ammessi tentativi di dividerle.

Credo che sia un segnale forte che ha un carattere anche nazionale, che parte da Roma ed è cosa buona perché potrebbe segnare un elemento non solo di novità, ma anche di diversa rappresentazione del diritto all’abitare.

L’idea è quella di superare il conflitto tra segmenti diversi in cui si esprime la precarietà abitativa per tornare al conflitto democratico tra chi deve ricevere e chi deve dare. Se si è aperta una fase nuova lo dirà il futuro ma oggi il segnale è chiaro e forte: alla riunione del 26 gennaio in Prefettura i sindacati inquilini Unione Inquilini, Sunia e Sicet non hanno partecipato e hanno richiesto formalmente una riconvocazione che comprenda i movimenti per l’abitare.

A seguire sabato 29 gennaio a Roma è convocato un corteo promosso da una assemblea cittadina svoltasi alla ex clinica Valle Fiorita, che ha visto una presenza e partecipazione ampia. Sarebbe un altro bel segnale se sabato al corteo oltre ai movimenti partecipassero i sindacati inquilini, ma anche altri soggetti come il terzo settore, associazioni come Nonna Roma, la rete dei numeri pari etc.

Da Roma può partire una nuova stagione. Facciamo in modo che sia una rondine che fa primavera, ne ha bisogno Roma ma anche quanti in Italia si battono per il diritto all’abitare. Si tratta della messa in pratica del percorso di Coalizione per il diritto all’abitare che l’Unione Inquilini, nel suo ultimo congresso, ha individuato come percorso strategico, tenuto conto del gravissimo stato delle famiglie in precarietà abitativa che non rientrano, ad oggi, né nell’agenda politica nazionale e locale, né nella percezione del ceto politico nazionale e locale. Non è più il momento dei distinguo: è il momento del noi.

Articolo Precedente

Covid, un ragazzo su 4 ha sintomi clinici da depressione, uno su 5 ha disturbi d’ansia: il doppio rispetto a prima della pandemia

next
Articolo Successivo

Studenti disabili a casa perché i docenti di sostegno sostituiscono quelli di ruolo assenti per Covid. Le associazioni: “Così il diritto allo studio non è garantito a tutti”

next