Risveglio ribassista per le principali Borse europee dopo gli annunci della Federal Reserve: è ormai questione di tempo prima che i tassi di interesse vengano alzati, riportando nei ranghi la politica monetaria e chiudendo il capitolo del sostegno straordinario all’economia reso necessario dal Covid. Per questo hanno aperto in negativo tutti i principali listini del Vecchio continente, compresa Piazza Affari, salvo risollevarsi a metà giornata. Tensione anche su tutti i titoli di Stato europei. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni, dopo una partenza in calo, è salito a 141 punti base sfiorando più volte quota 142, ritoccando così i massimi da settembre segnati mercoledì in chiusura di seduta. Il rendimento del decennale italiano è all’1,39%.

Intanto sul fronte dell’economia reale i prolungati rialzi dell’inflazione hanno indotto la maggior parte degli analisti e osservatori internazionali a rivedere al ribasso le stime di crescita per quest’anno. Per l’Italia, sia la Banca d’Italia sia il Fmi prevedono ora un +3,8% contro il +4,7% messo nero bianco dal governo Draghi nella Nota di aggiornamento al Def. Il ministro dell’Economia Daniele Franco, intervenendo a Telefisco, ha detto che “le previsioni di consenso indicano una crescita superiore al 4%“: in vista dunque un ritocco all’ingiù anche delle stime ufficiali. “Il 2021 è stato un anno di forte ripresa, anche i dati del quarto trimestre sono positivi, la crescita dovrebbe avvicinarsi al 6,5%”, ha ricordato. “Nel primo trimestre 2022 dovremmo recuperare il livello produttivo ante crisi. L’andamento dell’economia nel 2022 è tuttavia condizionato dal protrarsi della pandemia, dalle tensioni internazionali, e soprattutto dal costo dell’energia“. Su questo fronte tra legge di Bilancio e decreto Sostegni ter, non ancora in Gazzetta ufficiale, il governo ha “messo in campo 5,5 miliardi per il primo trimestre” a cui “si aggiungono i quasi 5 miliardi di interventi del secondo semestre del 2021”. Ma “altri interventi saranno valutati in base all’evolversi della situazione, bisogna evitare che la crescita dei prezzi dell’energia rallenti l’economia”.

Secondo Ref ricerche nel 2022 il pil potrebbe crescere del 3,7%: “Si prospetta un anno non facile”. L’economia ancora in ripresa e le tensioni sui prezzi “sono i tratti di una congiuntura economica in rapido cambiamento”. Gli ostacoli che si sono frapposti sulla strada della ripresa nelle ultime settimane, e che, in assenza di una rapida soluzione, potrebbero attenuarne la forza, sono diversi: le interruzioni nel funzionamento delle catene globali del valore, le tensioni nei mercati del lavoro di alcuni Paesi, la nuova ondata del Covid, la crisi energetica europea prodotta dal razionamento dell’offerta di gas da parte della Russia e il rischio di una guerra in Ucraina.

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