Gioielli, quadri, vaso anche vestiti. Tra i lotti della casa d’aste Bertolani Fine Art però c’è anche un volantino originale delle Br. “Lotto 43, base d’asta: 600 euro”: il documento con cui le Brigate Rosse rivendicarono il sequestro di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta, nel marzo del 1978 a Roma, ha ricevuto un’offerta pari a 1700 euro. Un documento storico che finirà così in mani private. Si tratta di un ciclostilato con cui i terroristi si rivolsero a un intero Paese all’indomani del rapimento e del massacro della scorta di Moro in via Fani a Roma, la mattina del 16 marzo 1978.

Il documento, un foglio con uno scritto di 80 righe su entrambe le facciate, misura circa 32 centimetri per 22 ed è descritto “in condizioni molto buone”, anche se presenta “lievi strappi ai bordi” e “pieghe centrali”. “Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo – scrive la casa d’asta nella presentazione del documento -… Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta”. Al momento sono 12 le offerte pervenute, sempre secondo quanto si legge sulla pagina web. L’asta chiuderà il 18 gennaio.

Il documento messo in vendita a 44 anni da quei drammatici giorni, venne fatto trovare dalle Br (che avevano precedentemente rivendicato l’azione con una telefonata all’Ansa), 48 ore dopo il rapimento sul tetto di un macchinetta per le fototessere in un sottopasso tra Largo Arenula e Largo di Torre Argentina. Allegata anche la foto di Moro, una polaroid. Nei 55 giorni di prigionia furono in totale 9 i comunicati che l’organizzazione terroristica diffuse fino al tragico epilogo. L’iniziativa sul comunicato brigatista non è inedita. È infatti molto florido, soprattutto all’estero, il collezionismo di cimeli che risalgono ai periodi bui dell’ultimo secolo e in particolare a quelli legati al nazifascismo. Negli anni ’90 furono venduti all’asta alcuni manoscritti autografi di Benito Mussolini, mentre nel 2005, sempre all’incanto furono assegnati a Londra, per circa 3mila euro, alcuni telegrammi con cui il Duce e Aldolf Hitler si scambiarono messaggi di congratulazione e di reciproca fedeltà. Più recentemente, nel 2019, a Monaco all’asta finirono alcuni cimeli tra cui il cappello del Fuehrer e un copia del Mein Kampf scatenando la reazione sdegnata della comunità ebraica.

“Tutto molto triste. Venderlo, comprarlo. Spero in un sussulto di pietà a sottrarre una memoria così dolorosa al mercato della dignità” dice Filippo Sensi del Pd su Twitter. “Queste pagine grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L’unico luogo dove possono stare – scrive Mario Calabresi – è nelle case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo“.

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