L’impatto sempre più drammatico del cambiamento climatico, di cui leggiamo in questi giorni negli Stati Uniti, può diventare mortale quando colpisce il Paese con il più alto tasso di malnutrizione al mondo.

È il caso della Somalia, che sta affrontando la più grave siccità degli ultimi 40 anni, con il 90% della popolazione letteralmente priva di fonti d’acqua pulita.

La gravità della situazione ha portato lo stesso Governo a dichiarare di recente lo stato d’emergenza, nel tentativo di mettere mano a una crisi generale già resa difficilissima dal conflitto in corso e dagli sciami di locuste che da anni flagellano questa parte dell’Africa, distruggendo i raccolti.

Un mix letale che ha già portato 3,5 milioni di persone sull’orlo della carestia e potrebbe costringere entro l’anno prossimo circa 7,7 milioni di uomini, donne e bambini (quasi la metà della popolazione), a dover dipendere totalmente dagli aiuti umanitari per poter sopravvivere.

Acqua che costa come “l’oro”, mentre il bestiame muore

“Ho paura per i miei figli e i miei genitori, non abbiamo né cibo né acqua. Di questo passo, anche il poco bestiame rimasto da cui dipende la nostra sopravvivenza presto morirà”, ha raccontato agli operatori di Oxfam al lavoro nel Paese Khadra Yusuf Saleban, una donna di 48 anni che ha perso tutto.

Khadra è una delle 133mila persone che negli ultimi mesi in Somalia sono state costrette a lasciare la propria casa alla ricerca di cibo, acqua pulita e pascoli per i propri animali. Profughi climatici, che continuano a subire l’impatto di eventi sempre più estremi e imprevedibili senza averne nessuna responsabilità. Secondo le stime potrebbero essere 700 milioni entro il 2030.

Maryan Abdulaahi, una contadina che vive alla periferia del villaggio di Dudumaale, racconta: “Non piove da due anni, in questo momento anche le cisterne d’acqua che faticosamente ogni giorno raggiungiamo a piedi sono vuote e un barile d’acqua è arrivato a costare 4 dollari. Un costo che non ci possiamo permettere”.

Con il prosciugarsi delle fonti d’acqua, infatti, il prezzo dell’acqua potabile in Somalia è schizzato alle stelle. In molte regioni del Paese, il costo un bidone da 200 litri oggi è aumentato dal 45% al 172% (rispetto al prezzo medio degli ultimi 5 anni).

L’appello e la risposta di Oxfam

In questo contesto Oxfam ha già soccorso oltre 185mila persone nelle comunità e nei villaggi più colpiti dalla siccità portando acqua pulita, servizi igienico-sanitari, cibo e lavorando per rimettere in funzione le infrastrutture idriche essenziali. Ma i bisogni stanno crescendo esponenzialmente settimana dopo settimana: da qui l’appello urgente ai grandi donatori internazionali ad aumentare subito gli aiuti, che oggi sono fermi alla metà di quanto necessario per fronteggiare una crisi che rischia di trasformarsi in una vera e propria catastrofe umanitaria. Basti pensare che a causa della siccità che nel 2011 aveva colpito la Somalia hanno perso la vita tra le 50 e le 100mila persone.

Allo stesso tempo Oxfam chiede ai cittadini di fare pressione sui Governi dei paesi che inquinano di più, perché agiscano immediatamente sulle cause di tutto questo, attraverso il taglio delle emissioni inquinanti e finanziando l’adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi più vulnerabili. Un appello che può essere raccolto firmando la petizione sul sito di Oxfam.

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