Il 55° rapporto annuale del Censis è impietoso nel definire quella italiana come una “società irrazionale”. Un’ampia porzione di cittadini è poco in grado di regolare il pensiero secondo quello che Freud chiamava “principio di realtà”. Pregiudizi, passioni, egocentrismi, narcisismi e protagonismi la fanno da padroni nell’epoca in cui ognuno di noi è in vendita sulla vetrina dei social network o di uno schermo.

È stata proprio la pandemia a svelare la pandemenza di fondo che affligge l’Italia. Ciò ben prima della comparsa del Covid-19, che per tanti motivi ha fatto da detonatore.

Un italiano su tre si dice convinto che il vaccino è “sperimentale”, conferendo una connotazione negativa a questo aggettivo che, fin dai tempi dell’umanesimo (nato in Italia…), distingueva il pensiero scientifico da quello magico (la scienza ha bisogno di sperimentare e sbagliare, per fare passi in avanti). Quindi i vaccinati svolgerebbero la funzione di cavie, sempre secondo i soggetti di cui sopra, mentre circa tre milioni sono quelli convinti che il virus semplicemente non esista e molti di più quelli che lo considerano una semplice influenza sfruttata ad arte dai poteri occulti.

A questo delirio cognitivo va aggiunto quello paranoide, che costituisce l’altra faccia della medaglia dell’irrazionalità da cui è afflitta la nostra epoca. Significativa la descrizione che uno studioso contemporaneo di psichiatria fornisce del “disturbo paranoide di personalità”: la persona che ne è affetta mostra un’ossessiva e costante ricerca dei significati oscuri, la verità nascosta dietro il significato apparente di una situazione. Secondo questa persona, l’ovvio, il superficiale e l’apparente non fanno altro che mascherare la realtà e la sua incapacità di rilassarsi, congiunta alla mancanza di flessibilità, spinge la medesima persona verso convinzioni tanto rigide e salde quanto irreali e irrealistiche (G.O. Gabbard, Psychodynamic Psychiatry, quinta edizione, Washington – London, pp. 399-401).

Delirio cognitivo e sindrome paranoide – lo dico senza alcun intento offensivo verso le persone che ne sono affette – rappresentano i due ingredienti fondamentali di quel pasticcio che il Censis ha definito come società irrazionale.

Chi, come me, fa il filosofo, e cerca di insegnare questa materia alle giovani generazioni, si sente particolarmente chiamato in causa. La ragione è lo strumento principale con cui i filosofi apprendono il proprio tempo, cercando di eliminare le superstizioni, i pregiudizi e il nichilismo che l’uomo per sua natura tende a produrre. Resto basito quando altri illustri pensatori come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben – in totale assenza di proposte alternative concrete – contestano le misure governative volte a contenere la pandemia tirando in ballo il “regime” liberticida o la dittatura sanitaria che si vorrebbe instaurare per controllare menti e corpi dei cittadini. Vaccini e green pass sarebbero – secondo costoro – gli strumenti utilizzati per gli scopi di cui sopra e non l’ormai decennale entusiasmo con cui abbiamo consegnato ogni aspetto delle nostre esistenze a Internet, ai social network e in generale a una tecnologia che assorbe la nostra vita reale a esclusivo beneficio della ben più redditizia dimensione virtuale.

Quanta scarsa conoscenza della Storia è necessaria per riprodurre già viste polemiche contro i vaccini, nessuna delle quali, dal Settecento a oggi, ha mai dimostrato l’inefficacia o addirittura la dannosità di un solo vaccino?! Quanta ignoranza del mondo reale è necessaria (mi chiedo dove fossero Cacciari e Agamben nei decenni trascorsi) per pensare che chi già governa incontrastato (il sistema tecno-finanziario) avesse bisogno di una pandemia inventata o prodotta ad arte per dominare una popolazione già largamente sottomessa e cognitivamente bruciata?! Quando mai, nella Storia, si è visto un colpo di Stato messo in atto da chi già detiene il potere?!

I due filosofi costituiscono la dimostrazione vivente che la società irrazionale non riguarda soltanto il “popolo”, ma affligge anche coloro che della razionalità dovrebbero essere professionisti. Delirare verso il pensiero magico e irrazionale significa allontanarsi dalla scienza, quella stessa scienza che ogni giorno ci avverte sul pericolo mortale del continuare a produrre, consumare e inquinare secondo modalità distruttive per l’ecosistema necessario alla vita umana. Un cerchio che si chiude, se pensiamo che, per esempio, è proprio dagli allevamenti intensivi degli animali di cui ci cibiamo che provengono virus e batteri (il fenomeno è conosciuto col termine di “zoonosi”).

La scienza, con tutti i limiti di un prodotto comunque umano, è sempre stata la più grande alleata dell’uomo. Quando gli è stata nemica, è perché era guidata dal pensiero magico e irrazionale, da deliri di onnipotenza e perfezione. La ragione è lo strumento con cui l’uomo vive, l’irrazionalità quello con cui piomba nel nichilismo più distruttivo. Mi chiedo se sia un caso che sia Cacciari che Agamben siano seguaci dell’irrazionalista Nietzsche, convinto che “non esistono fatti ma soltanto interpretazioni”. E mi chiedo per quanto tempo ancora certe trasmissioni televisive continueranno a essere responsabili della diffusione del pensiero magico. Quello che, è risaputo, fa più audience del pensiero razionale.

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