Circa 35 minuti di conferenza stampa per affrontare numerosi temi, direttamente dall’aereo che lo riporta a Roma. Papa Francesco chiude così il suo viaggio a Cipro e in Grecia: parla con i giornalisti del rapporto con gli ortodossi, del dramma riguardante i migranti e degli abusi operati dalla chiesa in Francia. Un cenno al documento Ue che sulla comunicazione, che invita – fra le tante altre cose – a togliere i riferimenti religiosi e a parlare in modo generico di “feste” invece di Natale: “Anacronistico”. Francesco delinea poi due pericoli per la democrazia: “Uno è rappresentato dai populismi, che qua e là cominciano a far vedere le unghie. Penso al grande populismo del secolo scorso che è stato il nazismo“. E un altro si verifica quando “Si sacrificano i valori nazionali, verso un ‘impero’, un governo sovranazionale. È una cosa che deve far pensare”.

I migranti – Se non risolviamo il problema dei migranti rischiamo di far naufragare la civiltà“, ammonisce Bergoglio, che a chi alza muri e fili spinati dice che “perde il senso della propria storia. Ma ricordati quando eri tu un migrante e non ti lasciavano entrare“. Il papa pensa a una maggiore collaborazione e intesa tra Stati e al ruolo che dovrebbe esercitare l’Ue sulla “distribuzione dei migranti”. Che vanno “accolti, accompagnati, promossi e integrati”. Quando invece vengono respinti “tornano sempre nelle mani dei trafficanti”: ed è per questo che lasciarli sulle coste libiche “è una crudeltà“.

Abusi della Chiesa – Non ha letto il rapporto Ciase sugli abusi in Francia. Chiederà informazioni al riguardo nel corso di un suo incontro con i vescovi d’Oltralpe. Ma questi studi, a suo avviso, andrebbero fatti “per settori di tempo”, perché gli abusi e le coperture di 60-70 anni fa vanno interpretati con l'”ermeneutica dell’epoca”, quando la prassi era appunto “coprire, come anche nelle famiglie”, e non quella di oggi. L’arcivescovo di Parigi mons. Michel Aupetit, invece, è stato vittima “del chiacchiericcio, che ne ha distrutto la fama: uno che ha perso la fama così pubblicamente non può governare. E questa è un’ingiustizia”. Francesco cita “piccole carezze, massaggi, che Aupetit faceva alla segretaria”. “Non è il peccato più grave – osserva -. E’ stata una mancanza del sesto comandamento, ma non totale. E in genere i peccati della carne non sono i più gravi. Ho accettato le sue dimissioni non sull’altare della verità, ma sull’altare dell’ipocrisia”.

Il patriarca Kirill – Il Pontefice considera “non lontano” un incontro col patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. “Io sono sempre disposto ad andare a Mosca. Per dialogare con un fratello non ci sono protocolli: il fratello è fratello”. E da Mosca arriva la conferma, come riporta l’agenzia Tass: il metropolita Hilarion dice infatti che discuterà con il Papa a fine dicembre di un possibile nuovo incontro tra il patriarca Kirill e Francesco. Il luogo e la data dell’incontro sono ancora da definire. I precedenti ci sono: Kirill e Bergoglio si sono visti per uno storico ‘summit’ all’Avana nel 2016.

Ortodossi – Francesco ricorda l’arcivescovo ortodosso di Cipro Chrysostomos e quello di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, incontrati nel corso del suo viaggio. Anche in questo caso, dice, c’è un rapporto di fratellanza. “La storia ci ha diviso – prosegue -, ma noi dobbiamo andare insieme, dobbiamo camminare e lavorare in unità e per l’unità. Io sono riconoscente a Ieronymos, a Chrysostomos e a tutti i patriarchi che hanno questa voglia di camminare insieme. L’unità sarà nel futuro, ma comincia oggi, per questa strada”. Il Papa ricorda anche di aver chiesto “scusa” per le divisioni causate dai cattolici e le loro opposizioni durante la guerra d’indipendenza. E che la “sinodalità” degli ortodossi sia esempio per la Chiesa cattolica.

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