Parola d’ordine: sobrietà. Via colonne e capitelli corinzi. Niente più marmi pregiati e rubinetteria con fotocellula nei bagni. Via anche gli specchi e il celebre fondale azzurro. Mario Draghi ha deciso di rifare il look alla sala stampa di palazzo Chigi che, salvo una piccola scelta “montiana” del 2011, non cambiava stile dall’ultima presidenza di Silvio Berlusconi.

I lavori, scrive l’Adnkronos, iniziati quest’estate, dovrebbero finire a febbraio. Il restyling non è dovuto solo a esigenze, per così dire, stilistiche, ma soprattutto servirà per l’adeguamento alle vigenti norme antincendio e soprattutto a quelle in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro imposte dall’emergenza pandemica. L’obiettivo, con grande attenzione alla praticità e all’hi-tech, ma senza spendere troppo, è quello di semplificare e rendere funzionale al massimo lo spazio dedicato alle conferenze stampa del presidente del Consiglio e ai giornalisti accreditati. Spazio poi all’inclusività: i lavori permetteranno anche di abbattere le barriere architettoniche per i portatori di handicap.

Il progetto, raccontano dai palazzi, riprende in parte una precedente idea lanciata durante i governi di Giuseppe Conte, a cominciare dai bagni ormai fatiscenti e poco presentabili per le delegazioni dei vari capi di Stato e di governo ospiti del premier. Ad andarsene per primo sarà proprio il fondale azzurro, quello per intenderci alle spalle del presidente del Consiglio durante le conferenze stampa: introdotto da Mario Monti, anche in questo caso per riportare verso la sobrietà lo stile berlusconiano, sarà sostituito da un “video-wall”, uno schermo a tutta pare da utilizzare a seconda delle esigenze o per mostrare il logo della presidenza del Consiglio o, magari, per presentare slide, dati, report. Spazio poi alla versatilità: l’idea è quella di un tavolo in plexiglass da cambiare, all’occorrenza, con podi per dichiarazioni in piedi o per i “bilaterali”. Via, inoltre, anche il vecchio pavimento. Secondo l’ultimo rendering, inoltre, i box dei giornalisti saranno separati dallo spazio per le conferenze stampa. Saranno mantenute, secondo le indiscrezioni, 12 postazioni libere per cronisti, cameramen e tecnici, attrezzate con pc per i collegamenti in diretta televisiva e radiofonica, mentre i box dedicati alle agenzie di stampa, rimarranno in fondo alla sala, vicino ai bagni. Cambierà anche l’illuminazione che permetterà a fotografi e cineoperatori di lavorare senza utilizzare il flash. Tra le novità volute proprio da Draghi, una pedana ad elevazione che consentirà a chi si muove in sedia a rotelle di accedere direttamente al podio degli oratori. Anche i bagni, appunto, saranno rinnovati in nome della sobrietà. L’ex Cavaliere li aveva rinnovati nel 2010 con luci al quarzo, lavabo con fotocellula e water in ceramica nera e beige e marmi pregiati, Draghi li renderà più “asettici” con pareti bianche, rubinetti tradizionali in tina. Ingrandito, anche qui in segno dell’inclusività, il bagno per i disabili. Il costo? Al momento è top secret. Anche se, assicurano dai palazzi, Draghi ha guardato anche al portafoglio. In ogni caso la ristrutturazione non sarà a carico della presidenza del Consiglio, ma del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche.

La prima ristrutturazione e i cambiamenti successivi – Fu Silvio Berlusconi, nel 2002, dopo un primo insediamento durato troppo poco per poter rinnovare la sala ricavata dalle scuderie dei principi Chigi, a cambiare radicalmente la struttura della sala, affidando la ristrutturazione al suo architetto di fiducia Mario Catalano. Furono introdotti specchi, applicati stucchi bianchi, riprodotte colonne con capitelli corinzi, introdotta un’illuminazione ad hoc per la migliore riuscita video delle riprese. Anche lo sfondo cambiò: venne messo un dipinto di Andrea Pozzo che rappresentava l’Europa. Stile Casa Bianca, poi, venne introdotto, sempre come sfondo, il logo della presidenza del Consiglio. Lo “stemma” venne poi spostato sul tavolo degli oratori e sul leggio per le dichiarazioni in piedi.

Romano Prodi cambiò il “logo presidenziale”, considerato troppo “barocco”, sostituendo l’ovale con il tricolore del drappo ondulato, firma grafica del nuovo esecutivo ulivista e alle sue spalle preferì tenere un semplice sfondo azzurro. Tornato nuovamente alla presidenza, al suo ritorno a palazzo Chigi Berlusconi cambiò, neanche a dirlo, lo sfondo, prima cosa che salta all’occhio durante le conferenze stampa. L’uomo di Arcore scelse un capolavoro settecentesco, La Verità svelata dal Tempo, di Giambattista Tiepolo. “Le tv la inquadrano durante le conferenze stampa, le immagini vanno in tutto il mondo, ci vuole una bella opera d’arte”, disse all’epoca. La scelta non piacque a Mario Monti che, nel 2011, fece togliere il dipinto sostituendolo, ancora una volta, con un sobrio sfondo azzurro.

Poi, da allora, più nulla: Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni non fecero cambiamenti. Giuseppe Conte ci pensò, ma, appunto, non portò mai a termine i lavori.

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