Cultura

Gli Uffizi e le 10 mostre a Shanghai, da Botticelli agli Autoritratti: l’arte come strumento di promozione (e di contraddizione) dell’Italia

Da primavera via alle esposizioni in Cina con opere del museo fiorentino. Ma perché mentre il ministero dice di allentare la pressione turistica sulle città d'arte (magari per diffondere i flussi nelle periferie italiane piene di monumenti e capolavori) si spediscono tante opere dall'altra parte del mondo provocando un irresistibile effetto-richiamo?

di Marco Ferri

Il mondo della cultura – quello che non vive di assistenzialismo statale, ma produce reddito – sta cercando di darsi un nuovo futuro lasciandosi alle spalle periodi bui dell’emergenza Covid; tuttavia proprio in questa fase non mancano le contraddizioni, anche plateali. Come l’annuncio del recente accordo tra le Gallerie degli Uffizi e il Bund One Art Museum di Shanghai per organizzare ben dieci esposizioni, dal 2022 al 2027, e predisporre scambi culturali e occasioni di studio. A tal proposito, delle prime tre mostre sono già stati firmati i contratti, quindi sono cosa fatta. L’esposizione d’esordio che aprirà nella primavera del 2022, sarà Botticelli e il Rinascimento con circa 50 opere. La seconda esposizione, fra settembre 2022 e gennaio 2023, proporrà una delle collezioni di autoritratti più suggestive al mondo: Autoritratti, capolavori dagli Uffizi, con i protagonisti della vita culturale dal 1500 al XXI secolo. Da marzo a luglio 2023 sarà la volta di Capolavori del Settecento dagli Uffizi, opere classiche ed espressioni della varietà di scuole del Settecento. Rispetto alle prime tre esposizioni il contributo che il Bund One Art museum versa alle Gallerie degli Uffizi per il programma è di oltre 2 milioni di euro, più una quota variabile dipendente dagli incassi di bigliettazione.

E qui cominciano le contraddizioni. Sandro Botticelli è uno degli autori più richiesti a livello mondiale, con una fama tale da spingere musei e governi a fare pazzie pur di aggiudicarsi un’esposizione temporanea. Ma al tempo stesso, spedire in Cina una mostra già confezionata e ribadire al pubblico che nei musei italiani, a Firenze in particolare, sono in mostra i “veri” capolavori del pittore prediletto di Lorenzo il Magnifico, quelle icone che sono su tutti i manuali di storia dell’arte e che spesso vengono utilizzate per messaggi che di artistico hanno ben poco (tale è la loro notorietà), ha sicuramente un effetto-richiamo irresistibile. A dirlo è lo stesso ministro della Cultura, Dario Franceschini che, all’indomani dell’annuncio dell’accordo degli Uffizi con il museo cinese ha detto: “Questa iniziativa ha il valore strategico di intensificare la conoscenza e l’apprezzamento per il patrimonio culturale italiano in un hub come Shanghai, che affacciandosi sul grande palcoscenico cinese offre alla cultura italiana risonanza globale”. La “risonanza globale” di cui parla Franceschini fa pendant con quanto affermato sullo stesso argomento dal sindaco di Firenze Dario Nardella: “Ora l’Italia lancia il più ambizioso piano di promozione internazionale culturale verso l’Asia. È anche una risposta ‘amichevole’ al progetto francese del Louvre ad Abu Dhabi. Per Firenze si tratta di una grande opportunità di promozione turistica e culturale” in Cina, “le ricadute economiche e politiche per i prossimi anni a favore dell’Italia e della città sono inestimabili”.

Quindi gli obiettivi, più che culturali, sono ovviamente di natura economica e politica, hanno a che fare col business, tutti dati che male si coniugano con l’impellente necessità di allentare la pressione turistica sulle città d’arte, in questo caso su Firenze. Durante gli ultimi due anni, con la “latitanza” dei turisti extraeuropei dovuta all’emergenza sanitaria, Venezia, Firenze, Roma hanno “respirato” e si è palesata chiaramente l’esigenza di regolare i flussi turistici quando questi torneranno a premere.

Però, dopo il recente ponte di Ognissanti, quando il turismo mordi e fuggi ha ripreso gran vigore e sul Ponte Vecchio è tornata la visione del consueto “mare di teste”, sui giornali e sui social si sono riaccese, feroci, le polemiche. E il prossimo ponte dell’Immacolata e le feste natalizie e di fine anno non lasciano presagire niente di buono.

Anche perché lo stesso ministro Franceschini, durante una sua recente visita in Toscana, dopo aver visitato la Villa dell’Ambrogiana di Montelupo Fiorentino aveva detto che “c’è una bella idea di collaborazione con gli Uffizi per riportare qui (cioè alla Villa, ndr) una parte delle opere che sono nei loro depositi e che precedentemente erano in questa villa. La valorizzazione di un sito come la villa dell’Ambrogiana rafforzerebbe tutto il territorio circostante e in prospettiva anche l’idea di un circuito delle ville Medicee, come quello dei Castelli della Loira, rientrerebbe perfettamente nell’idea di diffondere i flussi turistici in tutto il Paese, decongestionando le città d’arte”. Quindi secondo il ministro esiste un’esigenza di allentare su Firenze e sulle altre ambitissime mete culturali italiane la pressione turistica. Ma allora perché si spediscono in Cina tante opere – cioè specchietti per le allodole – di Botticelli?

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Nell’immagine in alto | Dettaglio dell’Adorazione dei Magi e presunto autoritratto di Sandro Botticelli. Tratto dal Dvd The Yorck Project – 10mila capolavori della pittura (2002)

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