Il ministero delle Infrastrutture ha dato il via libera al finanziamento da 48 milioni per la costruzione di un impianto di cabinovia metropolitana che, a Trieste, collegherà il Molo IV con l’altopiano carsico. Negli stessi giorni, una petizione online critica verso il progetto raggiunge le 16mila firme: “L’opera è inutile e costosa, danneggia l’ambiente e deturpa il paesaggio. Meglio investire su una moderna linea di tram“.

Il progetto, presentato a maggio dal Comune e voluto dall’attuale Sindaco Roberto Dipiazza (centrodestra), comporta la realizzazione di un impianto lungo 4,2 chilometri, con una portata che può arrivare fino ai 1.830 passeggeri all’ora e attinge, per la sua realizzazione, dai finanziamenti pubblici destinati dal ministero alle Regioni nell’ambito del Pnrr. “Abbiamo presentato al ministero un progetto di massima – dichiara a Ilfattoquotidiano.it Dipiazza –, siamo riusciti a portare a casa 48 milioni di euro, un risultato non da poco”. Sulla petizione contraria all’ovovia commenta: “Si sono scatenati, è più politica che altro”, ed elenca le città in cui un impianto di risalita esiste già: “Sarajevo, Barcellona, Dubrovnik, Porto, Madrid, Rio, Londra, Berlino, Portland, Hong Kong, New York“. Il Sindaco non esclude la possibilità di modifiche al progetto presentato (“solo i paracarri restano sempre fermi”) e apre alla discussione: “Ora ci confronteremo con la popolazione, sono convinto che l’ovovia potrebbe essere una grande attrazione turistica, oltre che un servizio alla mobilità cittadina”.

L’entusiasmo non viene però condiviso dalle diverse associazioni locali che su Change.org hanno lanciato una petizione in grado di raggiungere le 16mila firme, la gran parte delle quali arrivate negli ultimi giorni: “All’inizio la popolazione triestina pensava che l’ovovia fosse uno scherzo di Dipiazza – spiega al Ilfattoquotidiano.it Andrea Wehrenfennig di Legambiente, tra le realtà promotrici dell’iniziativa – In questi ultimi giorni, in cui tutti si sono resi conto che la questione è reale, stiamo ricevendo una forte risposta dalla città”.

Le criticità sollevate dalle associazioni partono dall’utilità del progetto: “L’ovovia non serve al trasporto urbano e non toglie le automobili dal centro, in quanto collega due zone periferiche della città – spiega Wehrenfennig – E non è nemmeno un servizio al Porto Vecchio che in futuro dovrebbe vedere aprire uffici, in quanto tra il Park Bovedo e la stazione ferroviaria ci saranno soltanto due fermate”.

Il testo della petizione si sofferma anche sui possibili danni ambientali e paesaggistici: “Per la costruzione della stazione di Opicina e del previsto parcheggio verrebbero abbattuti centinaia di alberi del bosco di Campo Romano. Il tragitto in discesa dal Carso dell’ovovia determina una striscia disboscata larga almeno 14 metri con relativi piloni. Le cabine passerebbero a poche decine di metri dal Faro della Vittoria. L’ovovia sorvolerebbe il percorso pedonale che attraverserà il Porto Vecchio che sarebbe rovinato dalla presenza 12 piloni e dagli enormi volumi delle due stazioni intermedie”.

Tra i punti critici sollevati non poteva mancare la Bora, il vento caratteristico di Trieste in grado di raggiungere i 200 chilometri orari: “Il progetto prevede che a causa del vento vi saranno venti giorni all’anno di chiusura totale del servizio e dieci di chiusura parziale”, una stima che nel futuro potrebbe aumentare “con il surriscaldamento globale e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi”.

Dati questi presupposti, il bilancio resterà in attivo? Secondo il progetto preliminare, realizzato da MonPlan Ingegneria, i costi dell’impianto per gli anni successivi al primo sono stimati nell’ordine dei 3,5 milioni di euro all’anno, mentre si prevede dalla vendita dei biglietti un incasso totale di circa 4,5 milioni di euro l’anno. La stima non viene però ritenuta realistica dai promotori della petizione: “Per giustificare la spesa – ancora Wehrenfennig – le grandi opere vengono in genere sovrastimate nel numero di clienti, mentre si sottostimano i danni ambientali. Nello studio in questione la quota di pendolari è sovrastimata, mentre non possiamo sapere quanti saranno i turisti”.

Critiche al progetto giungono anche dalle forze di opposizione in Consiglio comunale. Francesco Russo (Pd) propone di lanciare un referendum: a Trieste “abbiamo pochi treni (e lenti), un tram fermo da cinque anni ma poco importa. Con grande lungimiranza si sceglie di investire su un progetto che i triestini non vogliono e che avrà impatti pesanti sull’ambiente. Sono convinto che la maggioranza dei cittadini sia contraria all’ovovia, ecco perché ho intenzione di promuovere un referendum abrogativo“.

A sostegno della petizione si muove, dai banchi dell’opposizione, anche la lista civica Adesso Trieste: “Supportiamo le associazioni che già si sono organizzate e mobilitate sul tema per valutare l’ipotesi di costituire un comitato per un referendum indetto dai cittadini – afferma la lista in una nota – Faremo richiesta di accesso agli atti per rendere pubblico il progetto presentato al ministero”, contestualmente “chiederemo al Consiglio comunale di realizzare un nuovo studio comparativo che metta a confronto i costi e benefici dell’ovovia con quelli di un’infrastruttura di trasporto rapido di massa inserita nel tessuto urbano e atta a collegare il Porto Vecchio con la città”.

Articolo Precedente

Una è sospesa perché no vax, la sostituta se ne va: così la frazione di Monterenzio resta senza medico di base

next