Si celebra il 20 novembre la Giornata Internazionale dei Survivors del Suicidio (ovvero quanti hanno avuto una perdita per suicidio). In occasione del terzo sabato di novembre, il Professor Maurizio Pompili, Ordinario di Psichiatria, Sapienza Università di Roma, nell’ambito dell’American Foundation for Suicide Prevention (AFSP) ha organizzato un evento digitale di ricordo e riflessione. Saluto e introduzione del professor Pompili, cui seguiranno interventi di altri addetti ai lavori, testimonianze di survivors, il racconto e il ringraziamento ad alcune comunità di auto-aiuto.

I dati di questa “strage silenziosa” (come si intitola l’inchiesta curata da Maddalena Oliva per il Fatto Quotidiano) sono sempre più impressionanti. Negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi di suicidio in particolare tra i più giovani; parliamo della terza causa di morte nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni. Il ruolo giocato della pandemia è controverso; i dati a livello internazionale dicono che non vi è stato un incremento dei casi. Come in tutte le gravi sindromi psichiatriche, i fattori che giocano un ruolo sono molteplici e da valutare caso per caso; ci sono le sconfitte, le umiliazioni, l’errata percezione di sé. Ma proprio per questo, al di là degli allarmi, è fondamentale una politica strutturale di prevenzione al suicidio.

Aiutare le famiglie passa per il coinvolgimento delle scuole, dei centri sportivi, dei luoghi di aggregazione; tuttavia, dall’Atlante 2020 sulle politiche riguardanti la salute mentale pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità emerge un quadro drammatico sulla mancanza di prevenzione dei suicidi: solo 35 Paesi membri hanno affermato di avere prodotto una strategia di prevenzione dei suicidi, con l’obiettivo di una riduzione del 10%. L’Oms chiede di raddoppiare gli sforzi legislativi ed economici per stare accanto a chi soffre, ma anche in Italia si preferisce prendere tempo e restare in silenzio. La più sbagliata delle risposte di fronte al tabù dei tabù.

Due anni fa è stata fondata l’associazione di volontariato Amici di salvataggio intitolata alla scrittrice Alessandra Appiano, deceduta il 3 giugno 2018, in coerenza di ricovero ospedaliero per una grave depressione. Tra le finalità della onlus, che si interroga sulle pieghe nascoste della relazione tra depressione e suicidio, c’è anche quella di informare sulla realtà dei survivors, di aiutarli a convivere con il loro dolore e far sì che diventi utile, a percorrere nelle due direzioni il passaggio segreto tra vita e sopravvivenza. Da un anno è attivo anche il sito: www.amicidisalvataggio.it.

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Suicidio assistito, il Comitato etico delle Marche rinvia ancora il parere sul caso di Mario: ad agosto scorso la richiesta “urgente”

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